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Quattro pagine per i titoli, quattro per la prefazione, ventuno per le poesie, due di biobibliografia, una per l’indice: in tutto trentadue pagine in formato 12x16,5, lo stesso delle eleganti e semplici edizioni di Vanni Scheiwiller di Milano. Uno piccolo aureo libretto di dieci nugae. In esergo alla prima poesia, il frammento 213 di Cratino dall’Antologia Palatina. La traduzione adottata (Bevendo acqua, non potresti scrivere niente di bello) è diversa dall’originale (Un cavallo da corsa è il vino all’aedo grazioso! se beve acqua nulla mai farà di bello), ma efficace. Trasportando il discorso dalla indifferenziata terza persona alla seconda, il significato ne esce rafforzato. È più incisivo, più determinato, più diretto. Un confidenziale tu-io, allo specchio. In cui ai rincorrono e si intrecciano motivi e timbri diversi. Domina su tutti una docile e sconfinata tastiera malinconica che reca il sigillo della sofferta esperienza soggettiva che racconta, con elegante distacco, assilli e sconvolgimenti interiori, pene, ansie, gioie. Struggenti alcuni abbandoni lirici: “E quando l’inverno bussa | alle porte mi cingo le spalle | di morbida lana, | e so che lunga vita mi aspetta | se tante volte le labbra | porterò al calice colmo. | Conterò allora a centinaia, | per discendenza romanica, | i boccali e la morte avrà | il sorriso buono dell’annata.” In apparenza, tonalità e modalità poetiche ci riportano a una poesia conviviale: al piacere di una composta “celebrazione ed esaltazione del vino”. Niente di più inesatto.

Come nota nella prefazione Luigi Scorrano “il libro poetico di Angelo Lippo si carica di memoria remota”: è “una pausa gioiosa e pensosa” che non intende allontanare i problemi d’oggi ma riportarli ad una visione più partecipata e comunicativa, ideata e composta di contro ai disvalori della società contemporanea completamente affogata nei propri simulacri. Del resto, tutta l’attività letteraria del poeta pugliese dalla produzione poetica alla critica letteraria, dalla saggistica (interessantissimo il profilo critico su Armando Meoni) alla critica d’arte, dalla collaborazione ai quotidiani pugliesi e alle riviste letterarie è stata un continuo e misurato confronto con il passato, consapevole con Friedrich Schlegel che “lo stato conflittuale del presente in contrasto con l’armonia che domina l’antico schiude la via a un’autoriflessione storica dell’estetica”.

Recensione
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