| |
Con questa silloge di poesie, Giovanni Tavčar, scrittore e giornalista triestino
molto attivo in numerose branche del campo letterario e vincitore di diversi
concorsi nazionali e internazionali, mostra ancora una volta un intenso impegno
lirico. Nella raccolta sono messi in rilievo i prodromi di una crisi
esistenziale che mette l'accento sulla contrapposizione tra l'appannamento
progressivo dell'uomo e la speranza, sempre viva nell'autore di Purché nasca
qualcosa, sua precedente opera pregna di profonda coscienza cristiana,
dell'avverarsi di una profezia di un'alba favolosamente onirica.
Nei
versi di "E' l'ora", poesia introduttiva dell'opera, una sorta di prologo
posizionato prima della Presentazione, sono svelati gli scopi della raccolta: è
il momento di fare chiarezza e squarciare il velo che avvolge i nostri
sentimenti e superare gli ostacoli affinché essi vengano a galla liberi da ogni
vincolo. In effetti, il tema principale della silloge si sviluppa intorno alla
constatazione che, nonostante nella sua mente offuscati ricordi si perdano nelle
fumose nuvole di un presente oppresso da segnali sempre più deboli e smorti,
l'artista è ancora capace d'emozionarsi e di avvertire il palpito dei turbamenti
che arrivano fin nei meandri della conoscenza.
Tavčar si serve di
stilemi tipici, caratterizzati dall'unità funzionale del discorso lirico.
Conferisce armonia al verso l'uso abbastanza frequente del participio presente
("mareggiante", "liquescenti", "implodenti", "graffiante"). Evidentemente questa
forma nominale del verbo è scelta per la capacità di snellire il concetto e di
rafforzare l'intensità dell'azione che esprime. La costruzione delle frasi
poetiche, poi, è elaborata spesso con soluzioni di significativa originalità:
Nel serpeggiante abbraccio | dell'intuizione, vorrei | ...accendere il respiro
di fuochi astrali, Sotterranee dolcezze | tensioattive forme di allettanti |
riverberi bisogno di verticalità | di aerei e crepitanti metabolismi | di cieli
sovraesposti ed invasivi che creano un ricercato effetto di avvolgente
impatto nel lettore.
Abbiamo
l'impressione che, con questa silloge, Tavčar dia voce ad una soma di "resa dei
conti" di una vita tra "Ascesa e Discesa", nell'attesa dell'inevitabile e
provvida fine nel grembo della quiete. A tratti la raccolta è codificata da una
svilente sensazione di angoscioso processo dissolutivo della materia (...delle
esalazioni di un mondo | in cruda marcescenza... la mia affranta sostanza
inacidita), tuttavia, in essa viene anche dichiarato che il protagonismo
trova la forza di sorvolare mari in tempesta e di ascoltare il fruscio
dell'anima.
Infatti, it messaggio resurrezionale è elemento inscindibile dall'interiorità
etica dell'artista che, con la lirica Montanti Resurrezioni, che dà il
titolo alla silloge, tenta di metabolizzare, dopo sudato percorso, l'energia
vitale che gli apre nuovi orizzonti ricchi di luminose promesse.
| |
 |
Recensione |
|