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Mi rendo conto che il pensiero enunciato dall'autore nella nota, può prestare il fianco anche ad un'interpretazione "perniciosa" dell'assunto. Chi legge può anche pensare che il poeta si sgravi di ogni responsabilità comunicativa e che demandi il pensiero all'interpretazione singola dei contenuti. E se anche fosse ? La poesia è come la pittura. Non è tanto importante quello che si è dipinto in un quadro, quanto quello che ognuno ci vuol vedere. Se una poesia riesce a smuovere i nostri sensori emozionali, se riesce a farci vivere o rivivere sensazioni dolorose, gioiose o comunque appaganti, che importanza ha se la nostra lettura non coincide con quella dell'autore ? Il poeta ha comunque assolto al suo compito primario che è quello di creare, con i propri versi, un interfaccia creativo tra il proprio pensiero e le emozioni altrui. Per esempio la lirica "per Fabiola" mi ha fatto venire la voglia di immergermi tra i versi e farli miei, è stato piacevole interpretarli anche se, come abbiamo detto sinora, la mia interpretazione potrebbe essere lontana anni luce da quella intenzionale dell'autore. Comunque è una bella poesia e credo valga la pena di trascriverla... "Occorre, a sera, toccare | altre vene, contarle, | sotto la superficie della | propria pelle, e quindi | posarle sulle venature | delle porte aperte. | Soltanto allora si scopre | che dei finti cardini | ci reggono da un lato, che | solo ruotare ci è | consentito e ruotare è | augurarsi ancora | che il rettangolo aperto | per noi, sul muro che ci | precede, si chiuda sempre con | poca forza lasciando | un sottile spiraglio per i | ricordi di domani..." Fermarsi a riflettere sulla propria esistenza, rendersi conto di quanto il tempo ci abbia appesantito, comprendere il nostro falso potere di arbitrio e la limitata ampiezza della nostra libertà sperando che la vita ci lasci uno spiraglio da vivere ancora ed una luce visibile, davanti a noi, che ci permetta di costruire i nostri futuri ricordi. E sarà comunque la vita, comunque meraviglia conquistata, nonostante la zavorra che ci permette solo di ruotare e non di correre avanti. Questo è quello che, in questa lirica, ho voluto leggerci. Sembra una poesia amara, in realtà, a mio avviso, non lo è affatto. E' una poesia portatrice di speranza, una speranza appena velata dalla consapevolezza del vivere. Ero talmente preso dai versi che stavo dimenticando una eccellente caratteristica di questa breve silloge di Mandolini. Il libro è impreziosito (è il caso di dirlo) da cinque immagini fotografiche in bianco e nero di Daniele Duca. Sono immagini di voluta eccessiva incisività. Ognuna di esse potrebbe essere una storia a se stante, a volte graffiante a volte sbigottita a volte ilare. Ma nonostante questa autonomia il connubio tra immagini e versi è, in alcuni casi, totale. Un bel libro di poesia dunque. Ma...non solo ! Un concentrato di vita, forse, vissuta e da vivere. Per questo mi piace chiudere con dei brevi versi di Pier Paolo Pasolini che Mandolini ha, accortamente, inserito nella sua silloge...Mi chiederai tu, morto disadorno, | d'abbandonare questa disperata | passione di essere nel mondo ?... |
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