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Liliana Ugolini, poeta della realtà

"Si nasce scrittori ancor prima di scrivere: è un'etica del comportamento, una forza creativa che ti guida dentro. È così che impari a capire chi sei veramente." Così parla Liliana Ugolini, il poeta fiorentino della Poesia Multimediale, della scrittura che diventa teatro, delle performance.

Sulla sua vita ha scritto tutto – o quasi – Sandro Gros Pietro, fondatore della Genesi Editrice, che ha pubblicato il libro e questo titolo già ci svela il personaggio. Non pensiete a quelle signore un po' svampite di certa letteratura – o lettura – minore, con qualche cappello o fiore in testa e poco talento che nulla sanno della vita di tutti i giorni perse come sono tra improbabili scartoffie. La sua gioventù coincide con la ripresa dell'Italia del dopoguerra e questa "poeta dentro" si impiega in una ditta artigiana di argentieri e cesellatori, legge di nsacosto libri, romanzi per la paura nutrita da una madre, affettuosa ma ferrea, che tutte quelle pagine la distraggano dal lavoro, quello serio. Liliana apprende dagli artigiani, dalla loro abile manualità, da quella creatività del cesello, del tornio, "sartoriale".

Lavora, legge, frequenta il teatro, anima gruppi di recitazione e, a soli trentadue anni, diviene imprenditrice nel settore dell'oggettistica d'arte. Cosa centra questo con la poesia? Con la scrittura? Volevate una storia strappalacrime di una donna ingobbita che non ha contatti col mondo? No, al contrario, nonostante che di Liliana Ugolini, nelle poesie, nei testi teatrali non ci sia traccia: c'è, invece, tutto il resto del mondo nel quale si tuffa attraverso una scrittura che, come dice lei stessa, "balzella", si muove tra fiabe, odori, miti, novelle, Medee ed Antigoni, gigli e farfalle, popolo, tradizioni, maschere di uno o di tutti i giorni. Dalla prima raccolta del 1980 Il punto alla Poesia multimediale passando per La baldanza scolorata, Bestiario, Fiapoebesie/vagazioni, Il corpo-gli elementi, L'ultima madre e gli aquiloni, Celluloide, Una storia semplice, Marionetteemiti – un po' il suo biglietto da visita, la sua folosofia – Pellegrinaggio con eco, Imperdonate, La pissera conRosaria Lo Russo e Maria Pia Moschini, Spettacolo e palcoscenico.

Quando nella poesia non c'è qualità?

Quabdo c'è retorica non c'è qualità. La figura del poeta ripiegato su se stesso, lontano dal mondo, che parla della sua povera condizione mi sembra cosa del tutto superata. La poesia dovrebbe divenire scienza, sociologia, antropologia: è riconoscere questo magnifico, turbolento, inaspettato fuori.

Firenze le sembra abbastanza "poetica"?

Firenze ha un humus straordinario di persone che lavorano nella ricerca, alternative, che ci credono e fanno, senza urla, senza scalpore: questa è la Firenze che mi piace di più quella che guarda alla qualità e non aspetta l'applauso. Franco Manescalchi, Gianni Broi, Massimo Mori, Mariella Bettarini, ma anche Alessandro Raveggi, Nina Maroccolo, Balò e Capanni, Luca Bombardieri solo per citarne alcuni... E poi, tanti giovani di buona volontà. E di buone capacità. Certo, ma con un appunto: altri, invece, coltivano un'idea di unicità collegata al successo ad ogni costo che li rende poco universali e molto poco poetici...

Leggere un testo di Liliana Ugolini è cosa molto particolare. Non si nomina, non si incensa, non racconta i momenti bui che pure ha avuto. Ma una spia la tradisce: l'incontenibile gioia di riconoscersi in quello che fa.

Recensione
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