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E' la sesta raccolta di questo poeta anconetano ch'è fedele
a un suo linguaggio ed a un suo mondo: qui egli ritrova una profonda geografia
di impulsi, di emozioni, di voci e di immagini, anche quando, nelle pagine, si
fa carico di sentimenti e problematiche diverse, perché alla base c'è un
profondo potere di trasfigurazione e una lucida forza di adesione alla realtà
quotidiana che suggerisce l'input creativo.
Non mancano certe aperture di un autobiografismo sentito
quasi come lettura nella memoria e come esplorazione dell'animo che scopre se
stesso: a volte i giorni diventano roccia: - neppure il seme d'un pallido fiore
– conduce il vento, che scenda a posarsi – dentro una fenditura ancora fertile. Le pagine
– e sono tante amalgamate in due parti – ci
mostrano attraverso la trama immaginosa di una simbologia esistenziale, senza
dubbio chiara, il compendio di un destino che si proietta al di là delle ombre:
così il canto diventa essenzialmente proteso come fede profonda a segnare le
ragioni dell'esistere che, al di là di ogni forma di violenza e di preclusione,
si raccolgono in dimensioni suggestive in modo che i passi grevi – alla luce
aurorale si sveltiscono.
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Recensione |
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