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'La vita è un segmento, parte di
una retta di cui non è dato di sapere né l’inizio né la fine. Le anime inquiete
sbirciano oltre il confine, cercando la chiave per accedere all’inconoscibile.
(…) In un eterno moto dove pensieri, sogni, desideri sono il loro passaporto per
l’altrove'.
Il prologo dell’opera, suddivisa in tre emblematici complementi – stato in
luogo, moto a luogo, altrove – è già una dichiarazione d’intenti: un viaggio di
conoscenza in cerca della direzione che dia senso alle attese, che colmi le
distanze, decifrando la realtà frantumata in mille specchi nascosti in sogni o
dietro maschere: 'young' e 'old', limbo e allucinazioni, vite parallele che
scivolano in strettoie di clessidre come 'deliri di umani | che non vogliono
morire.'. Sono presenti alcune poesie insolite, quali l’'Ordine naturale', in
cui l’Autrice vorrebbe sovvertire il corso dei fiumi: 'Non so perché | ma non
amo | l’ordine naturale | delle cose | (…) Che vada controcorrente.
| Che le foglie
non cadano dai rami | ma si alzino | leggere in cielo. | (…) Solo inclinando la
testa | cambia il mio punto di vista. | Ma questo è troppo poco. | Non basta.' O
ancora 'Facebook', un componimento moderno intitolato addirittura a un social
network, dove il virtuale può assurgere a illusorio testimone di vita: 'Non
voglio che l’onda | porti via la sabbia | che ho calpestato | mentre nella
clessidra | si sta esaurendo | quella che ho già vissuto. | Ascoltatemi tutti,
ascoltatemi! (…) | Che almeno io sia | l’eco di una voce | (…) Amatemi.
| Non
confondetemi fra i tanti | che popolano | la vostra indifferenza.’
Ma l’argomento
che si conferma è Itaca, l’anelito a ritrovare la ‘casa perduta'. Qual è la sua
Itaca? È 'Isola lontana | che nemmeno intravedo, | circondata da un mare | ancora
nemico.'. Desiderio a nuovo approdo e inizio di un ritorno, luogo utopico che
fluisca dal passato in un futuro in cui una mappa del tesoro riveli al
navigatore la risposta per ritrovare, forse, la patria dell’anima dove essere se
stessi pur nella crescente difformità, nel 'thriller' e nella crisi dei valori
di questa epoca. 'Mulier' è un’altra poesia significativa della silloge, un
ritratto di donna, espressione di femminilità, di amore in una scrittura senza
confini: 'Chi sei anima mia? | Se l’uomo è la guerra | io sono la pace. | Se l’uomo
è la sete | io sono la pioggia. | Se l’uomo è la fame | io sono il pane.'.
Il libro
si avvia alla conclusione attraverso dodici 'Visioni', forse come i mesi
dell’anno, nel desiderio di giungere a un altro luogo. Il tutto si dipana nel
sollievo della 'Poesia' che si fa 'libertà del vento', 'timone', 'filo che non
fa perdere l’aquilone'. Sarà perché la realtà sta sempre troppo stretta ai
poeti, Giusy Cafaro Panico sa modulare esperienze toccanti di pensieri e analisi
di emozioni con la capacità di avvolgere in un’empatia esistenziale. Perché il
suo lirismo tocca sempre temi vitali e le scelte che ne sono alla base. Un
fascino irresistibile emana dalle pagine ed è un intenso piacere condividere i
suoi versi che costruiscono immagini e riflessioni in un crescendo culminante in
quell’'altrove' dove la felicità è sempre | in un altro luogo | in un altro tempo
|
con altre persone | (…) e 'l’anima emigrante | non sa più dove stare'.
30/08/2011
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Recensione |
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