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Nessuno parli. Una rosa e le altre di Marina Pratici,
prefazione di Alessandro Quasimodo, (postfazioni critiche di Antonio
Coppola, Rina Gambini, Giuliano Lazzarotti, Silvano
Nuvolone, Roberto Sarra e Rodolfo Vettorello - SBC edizioni,
2010): un’opera poetica unica per condividere ‘istanti e stagioni. Primavere,
estati, autunni dolci (…). Se l’inverno verrà, sarà domani’ come dalle parole
dell’Autrice nell’introduzione.
Una raccolta di versi densi di profonda tensione espressiva, di
mediazioni allegoriche tra l’io più profondo e il suo perimetro reale e storico,
già dal suggestivo titolo emblematica di forti sensazioni. Marina Pratici
consegna alla contemporaneità un mondo fra due millenni dove verità e dubbio
accordano identità spirituali ed esperienze sociali: ‘Sembra sporcata dal
gocciolio / del mio cappotto / questa neve scordata, / come un
barbone, / al margine della strada. / Odore di vetro / di
altra neve, di altre ore / (…)’. Un poema della rosa che è, soprattutto, una
nuova lente attraverso cui questo affascinante fiore, antico e pragmaticamente
moderno, sboccia con rari vertici lirici da evocati giardini vittoriani nei
recessi del nostro tempo, ad affermare un'esistenzialità autentica e pur
controversa: ‘È saggio / il Vecchio Vento del Nord / mette nel
sacco / grano e gramigna / scarti di vetro e topazi stellati /
nobili fiori e fiori sgraziati.’.
L’Autrice, rosa dopo rosa, spina dopo
spina, profumatissime o delicatamente ironiche, racconta la vita, conduce dentro
l’oasi segreta ed eterna dell'istante dove ammalia in un bisbiglio di
misticismo, di condivisione, di naturalismo, di passione, d’amore: ‘M’irrora
quest’ora / sospesa / in arresa / discesa. / Come / un
lutto evaso / un progressivo / travaso / che sfuma /
nel nero / in istante / di rosa, / ripreso.’. Da ‘In
trina di parole’, nel silenzio, cogliendo ‘Una rosa e le altre’, Marina
Pratici traccia un percorso nell’armonia o nella guerra delle
rose,simbolizza un paradiso terrestre che, pur se in un’attualità desolata,
conserva ancora, sulla caducità e sul profano, il codice della purezza, della
bellezza, nell’alternanza di un prezioso ricamo lirico ‘(…) come vestali di
disertati templi, fortificate da lacrime nuove su antiche fosse’ o ‘Come
il mio pensare, incerto sulla soglia / (…) Narcotizza il profumo dei
narcisi, / ingannevoli sorrisi in fiorita sfioritura / questo nostro
aspettare.’.
Una celebrazione di metafore singolari incarnate dalla regina
dei fiori che si fa emblema di segreta fragranza, mutevolezza, sentimento,
dolore, declino, Rosa Mystica. Credo che leggere Nessuno parli. Una rosa e le
altre sia una coinvolgente catarsi d’emozione da cui si esce rinnovati.
13/09/2011
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Recensione |
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