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"Oh che bel sito per una città commerciale! Buttiamo giù queste mura e
costruiamo un porto su questo fiume e Pescara in men di un secolo sarà la più
grande città degli Abruzzi": questa frase, pronunciata da Vittorio Emanuele II
nell’ottobre del 1860 dal Bastione S. Cristoforo dell’antica fortezza in
occasione di una sua sosta a Pescara, è passata alla storia. Non soltanto per
una visita che, al tempo, non era certo usuale, quanto per essersi rivelata
profetica.
Infatti Pescara non ha mancato di corrispondere a questo vaticinio
divenendo, nel breve volgere di meno di un secolo, la più grande città d’Abruzzo
con una specifica vocazione commerciale.
Su questo avvenimento e le sue implicazioni, lo storico e saggista
Licio Di Biase ha pubblicato un nuovo libro, dal titolo, appunto, Oh
che bel sito…Verso Teano - Quando Vittorio Emanuele II sostò a Castellamare e a
Pescara,.
L'opera ha un pregio del tutto particolare perché si presta
mirabilmente a diventare una sceneggiatura teatrale. In questo senso, il lettore
si appassionerà alla "trama" conoscendo fatti e personaggi direttamente dalla
voce dei protagonisti. E non si tratta di una storia qualunque, ma della grande
storia della creazione dell'Unità d’Italia. Vittorio Emanuele II, nel suo
viaggio verso sud per incontrare Garibaldi a Teano, non mancò di fermarsi nei
luoghi più rappresentativi del lungo processo di liberazione dei territori
soggetti per secoli alla dittatura borbonica. In questa ottica, la Piazzaforte
di Pescara aveva rappresentato, infatti, uno dei baluardi più difficili da
espugnare per chi avesse voluto espandere il proprio dominio in Abruzzo. "Haec
est Civita Aterni porta Aprutii et sera regni": questo è, ancora adesso, il
motto che campeggia sullo stemma di Pescara, a testimonianza non solo delle
radici antiche nella romana Aternum, diventata in epoca medievale Piscaria e,
poi, Pescara, ma anche del ruolo avuto dalla fortezza e dalla città nel
tormentato periodo prerisorgimentale.
28/04/2011
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Recensione |
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