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Quella luce
che tocca il mondo di Ninnj Di Stefano Busą, prefazione di Emerico Giachery: titolo gią di per sé emblematico di
un quid che ci trascende.
Altissimi versi che
toccano abissi d’anima, che richiedono pił riletture per afferrarne tutta la
significativa profonditą. Un’indagine esistenziale di pregiata vis poetica, un
canto di veritą che emoziona, commuove, schiude ‘giorni d’ambrosia’ in ‘un
trionfo di riverberi alati’ dalle sembianze spesso amare, eppure celestiali, che
liberano, elevano il ‘rastremare d’anima indifesa (…) tra foglie ostili (…)
tentacoli d’argilla’.
Nell’‘inventario
dei ritardi’, nel ‘tempo incarnato’, attraverso la ‘poca veritą da custodire’,
pensando ‘alla madre’ nella ‘stagione degli inganni’, l’Autrice cattura anche
nell’indice lirico, come a delineare nuove melodie, accende bagliori di
raziocinante speranza se ‘ancora cercheremo’, ‘corpo al vento’, fra ‘case
bianche e libeccio’. Tutte le immagini metaforiche, rivelate da una cifra
stilistica che s’innalza in verticale, invitano a un’intima meditazione sul bene
e sul male, sull’enigma celato nelle notti inascoltate, abbandonate ‘alla
solitudine rapace del tempo’ per ‘materializzarsi come frutto alla fame. / Refoli
d’aria, storie di echi / che ancora stringono fragranze’.
Ninnj Di Stefano
Busą raccoglie e decanta in quest’opera il conflittuale inganno dell’anima
che dal novecento dei nostri padri e maestri – Ungaretti, Montale, Luzi, per
citarne alcuni – ci portiamo dentro e che, trasvolato sulle pagine, permea il
disgregante malessere del nostro millennio eticamente diseredato.
Da qui l’anelito di
ricongiungere il montaliano anello che sempre meno tiene: la poetessa riesce
nell’impresa modulando un prezioso contrappunto di chiaritą che si fa voce con
il respiro ‘infinito di una grazia che tutto denuda’ per vestirsi ancora ‘della
follia ardente del tramonto’. Espressione felicissima, quest'ultima, per
esprimere il significante riverbero della vita che cede alla follia dell'attimo
la sua naturale chiarezza e dimenticanza. Una poesia registrata tutta sulle
riverberanze che rilucono nel raccogliere l'ultimo grido: una veritą che
annotta, pur mantenendo alto il livello dell'anelito primordiale che cattura
l'ultimo spasimo di luce.
22/08/2011
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Recensione |
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