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Si legge con piacere questa raccolta di racconti brevi di
Giordano, un piacere che nasce dalla semplicità spontanea di una vena narrativa
piuttosto solida. Il sottotitolo recita opportunamente: “piccole storie di
minima gente”. Una promessa mantenuta con ammirevole coerenza, pagina dopo
pagina.
Alla luce della nostra normale esperienza quotidiana, l’effetto
di questi racconti appare segnato da una nostalgia e da una struggente amarezza.
I personaggi di Giordano sono le persone sempre più rare (e per questo “minime”)
che conservano uno sguardo ingenuo sul mondo. Attorno a noi, nelle nostre città
affaccendate, se ne incontrano sempre meno. Anche per questo motivo la lettura
del volumetto appare preziosa. Questi bozzetti di una provincia ormai sommersa
dai nuovi costumi omologanti ci restituiscono la freschezza di immagini ed
episodi di una dignità umana che andrebbe difesa. Già testimoniarla con un
lavoro letterario è un segno di maturità che merita il plauso delle persone
civili. Ma c’è dell’altro. Ed è il senso della fragilità dell’esistenza che
spesso riesce a coagularsi e a trovare un significato nelle cose piccole,
lontane dai clamori della cronaca e della Storia. Non si tratta di consolarsi
con una rivalutazione di questi momenti, ma di affermare che sono proprio queste
storie e questa gente i valori del mondo, a dispetto di ogni oblio o di ogni
vana esibizione.
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Recensione |
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