Salotto in tempo di Coronavirus
12° Incontro virtuale del Salotto Letterario di Lodi, Aprile 2021
Come sa di sale
Il
25 marzo non è solo il giorno dell’Annunciazione, dell’inizio della storia della
salvezza per il Cristianesimo e dell’inizio per il calendario storico in uso
fiorentino, il quale contava l’anno ab incarnatione, cioè dal giorno in cui il
verbo si fece carne e non da quello in cui Cristo nacque, nove mesi dopo, il 25
dicembre.
Oggi
25 marzo 2021 è il Dantedì. Fu istituito un anno fa, ma, ricorrendo il
700°anniversario della morte di Dante Alighieri, questo giorno è celebrato con
grande solennità in un contesto più ampio di quello letterario. Il Papa stesso,
attento alla realtà quotidiana in tutte le sue manifestazioni, nella lettera
apostolica” Candor Lucis aeternae”, ha sottolineato uno degli aspetti del
profilo del poeta, quello del cantore della libertà umana, della condizione
fondamentale delle scelte di vita e della stessa fede. Il presidente della
repubblica Mattarella ha evidenziato la lezione di coerenza che Dante trasmette
ai politici di ogni tempo. Alle voci istituzionali si uniscono quelle più
significative del mondo della cultura, dal ministro Franceschini che propose nel
2020 l’istituzione del giorno celebrativo al Consiglio dei Ministri, al
presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini.
Il
giorno 25 marzo venne scelto, perchè considerato la data dell’inizio del viaggio
narrato ne La Divina Commedia, secondo le indicazioni astronomiche,
riferite al segno dell’Ariete e alla stagione primaverile, presenti in due punti
dell’opera.
Dante Alighieri non appartiene solo al patrimonio storico e culturale
dell’Italia e del mondo, come padre della lingua italiana. Molto opportunamente
si è detto Dantedi e non Dante day, come si usa da tempo per le ricorrenze.
L’inglese si è imposto visibilmente e ancor più diffusamente con la pandemia.
Non si parla di confinamento, ma di lockdown, non di centri di raccolta, ma di
hub, di recovery pian, non di piano di recupero, e così via. Claudio Marazzini,
già tre anni fa aveva richiamato al rischio di scomparsa o depauperamento della
nostra lingua nel suo L’Italiano è meraviglioso( Rizzoli).
Dante fa parte della storia personale di ognuno di noi per la conoscenza
scolastica e per la traccia che lascia in ognuno, anche negli studenti
indifferenti o negligenti.
Come
insegnante ricordo le contestazioni dei sessantottini, che intendevano affossare
La Divina Commedia e I Promessi Sposi, simboli della aborrita
cultura borghese. Dante non è stato oscurato, brilla ancora, e Manzoni è
inaspettatamente tornato popolare, rievocato dalla pandemia mondiale, per la
descrizione realistica della peste.
Le
statistiche informano che gli Italiani che non conoscono Dante sono il 68 per
cento. Segno del cambiamento dei programmi scolastici. Il poeta fiorentino e il
romanziere milanese erano due mostri sacri, che apparivano precocemente alla
conoscenza improvvida degli alunni delle elementari. Me lo documentano due libri
conservati nella mia libreria, che non furono messi in cantina.
Se è
vero che Dante è ignorato da un’alta percentuale di italiani, è altrettanto vero
che i suoi versi vengono ripetuti per tradizione orale, senza la conoscenza
diretta della Divina Commedia. Nel mezzo del cammin di nostra vita…è
l’incipit più ripetuto.
E
quindi uscimmo a riveder le stelle .., Era già
l’ora che volge il disio.., Amor ch’a nullo amato amar perdona…, Lasciate ogni
speranza o voi ch’entrate…, Non ragioniamo di lor, ma guarda e passa… Fatti non
foste a vivere come bruti, ma seguir virtute e conoscenza…sono
alcuni dei versi danteschi più celebri, trasformati in detti popolari e
ricorrenti nel parlare comune.
I
due vecchi libri dei mostri sacri della letteratura italiana, che fanno bella
mostra nella libreria di casa, sono un’edizione dei Promessi Sposi, Nerbini,
Firenze 1947, con molte illustrazioni in bianco e nero, e un volume, molto
inferiore per dimensioni al precedente, quasi tascabile, di un’edizione della
Divina Commedia, Salani, Firenze 1928. La copertina di quest’ultimo è di bella
tela color avorio e reca a caratteri d’oro il solo nome dell’autore “Dante” ,
quasi a significare l’identificazione del poeta con la sua opera. Sono libri
destinati a me scolara di quarta elementare da mio padre.
Quella della mitica casa editrice Salani, commentata da Emilio Bianchi della
Regia Università di Firenze, non è un testo degli studi scolastici delle
superiori, con nutrito apparato di note. Tuttavia è un’edizione a me molto cara,
perché appartenuta a mio padre e segnò il mio primo incontro con il sommo poeta.
Mio
padre, pur conoscendo a memoria molte terzine, preferiva ripetere non i versi
famosi del parlare comune, ma “ Tu proverai sì come sa di sale / lo pane
altrui, e com’è duro calle /lo scendere e ‘l salir de l’altrui scale”.
Non
sapevo che fossero i versi della profezia dell’esilio che Cacciaguida
preannuncia a Dante nel XVII Canto del Paradiso. Nè comprendo ancor oggi, perchè
mio padre le ripetesse come un monito educativo. Forse a insegnare l’importanza
della libertà, che è garantita da una condizione di autonomia finanziaria.
Ricordo che la mia insegnante di lettere nella spiegazione sottolineava come il
verbo “scendere”, che precede “il salir”, indicasse lo stato di umiliazione e di
sofferenza che in un richiedente asilo subentra alla speranza delusa di
un’accoglienza ospitale, dopo un rifiuto. Sull’esempio paterno anch’io cominciai
a mandare a memoria le terzine dantesche nelle classi delle elementari. Il
fascino veniva dalle immagini che le parole evocavano, non certo da un
approfondito studio filologico o storico.
Le
preferite erano quelle dell’Inferno, eternamente legate a personaggi che
rimangono perennemente incisi con materia più duratura del bronzo. Quelle che
avevano colpito la mia fantasia erano:
La
bufera infernal, che mai non resta, / mena li spiriti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta: /Quando giungon davanti a la ruina, quivi le
strida, il compianto, il lamento;/ bestemmian quivi la virtù divina.
Ignoravo che la situazione descritta fosse il tormento dei peccatori carnali,
che fosse il preludio all’incontro di Dante con la memorabile coppia di
Francesca e Paolo nel canto quinto. Le anime flagellate dal vento vorticoso,
sospinte verso un baratro, urlanti l’insofferenza per la condanna del peccato,
rabbiosi contro la giustizia divina erano per me la sintesi inquietante efficace
dell’inferno intero. In seguito trovai conferma grafica alla rappresentazione
della mia fantasia infantile nel disegno di Gustavo Dorè della famosa edizione
Garzanti.
Altre sono le terzine che oggi si recitano di questo quinto canto, di cui
commuove l’appassionato racconto di Francesca nel richiamo alla letteratura
amorosa cortese con il suo convinto e disperato “amor ch’a nullo amato amar
perdona”.
Giustamente l’attore Roberto Benigni, che già negli anni precedenti ha portato
alla ribalta televisiva il sacro poema, accompagna la dizione con la
precisazione che Francesca è compatita sinceramente da Dante, ma è anche
dannata.
Clotilde Fino,
Marzo 2021
Nuovi raccontini di cento parole
Mistero
Le piante soffrono, in primavera, quando le gemme scoppiando all'improvviso,
svelano fiori smaglianti e tenere foglioline? Anche tra rami secchi e tronchi
apparentemente morti la vita, a fatica, si fa strada.
Questo miracolo ricorda le doglie del parto: dal dolore nasce la “vita”. La sua
forza straordinaria, a primavera, annienta il sonno che durante l'inverno aveva
apparentemente pietrificato la vegetazione.
La morte trasforma, non annienta, e lo spirito vitale si riprende il suo spazio
in nuove apparenze.
C'è di mezzo una sofferenza, è vero, ma è solo lo sforzo dello spirito di
sopravvivenza che dovunque e comunque vuole averla vinta.
Paragoni
Febbraio - marzo - aprile. La natura si risveglia: è primavera!
Ma a chi ormai di primavere ne ha vissute tante, succedono strani fenomeni.
Anziché far gonfiare gemme e boccioli, per poi coprirsi di fiori colorati e
lucide foglie verdi, il corpo sembra indurirsi e rinsecchirsi.
Là, dove le giunture degli arti dovrebbero piegarsi, o l'ossatura scheletrica
flettersi, tutto diventa uno scricchiolio dolorante e i movimenti assumono un
aspetto legnoso, lento, poco aggraziato.
La vita continua, ma non come nel mondo vegetale.
Figli e nipoti sono i germogli dell'uomo: nuovi esseri viventi, certo, ma ormai
staccati dai vecchi ceppi originari.
La magnolia si adegua
Ogni anno la magnolia posta nei pressi di Piazzale Fiume sorprende con la sua
improvvisa fioritura primaverile. Anche questa volta non ci ha delusi, ma ci ha
sorpresi.
Per interventi di restauro alla Porta Regale, tutta l'area circostante è da
tempo recintata da una palizzata in legno, magnolia inclusa. Così i rami
fioriti, raccorciati dalla potatura, hanno creato uno strano effetto agli occhi
degli straniti osservatori, e sono sembrati un dolce sguardo rosa sorridente
sopra la palizzata.
L'impressione è stata che anche lei avesse voluto adeguarsi alle severe regole
del periodo, indossando la mascherina obbligatoria.
Più intelligente di molti umani!!!!
Perplessità
Anche gli edifici dove viviamo invecchiano, così, in caso di necessità, bisogna
correre ai ripari e provvedere a costose, ma indispensabili opere di ripristino.
Nel mio condominio stanno appunto ristrutturando i balconi.
Noi inquilini, dall'interno, riusciamo a vedere gli operai al lavoro
sull'impalcatura esterna solo quando operano al di là delle nostre finestre, ma
ne percepiamo i rumori anche quando trafficano su altri balconi.
Asserragliati e infastiditi dalla situazione, che si assomma al lockdown che già
ci costringe a giorni di semiprigionia, siamo impazienti.
L'impalcatura verrà smantellata, ma la pandemia finirà di imbrigliarci nella sua
rete di dolore, paura, incertezza?
Carmen Sobacchi
(primavera 2021)
Da “Raccontini di cento parole” (nuova serie)
Musichette infernali
A
chi non è mai capitato di rimanere incollato al telefono per una comunicazione
importante, obbligato a sottostare a tempi d’attesa biblici con ascolto ripetuto
e coatto di brani musicali alternati a melensi inviti di flautata voce esortante
a non demordere “per non perdere la priorità acquisita”? Personalmente
suggerirei di bandire ogni discrezionalità riguardo alla musichetta da proporre,
imponendo invece per Legge un motivo di Erik Satie, composto per essere ripetuto
per ben ottocentoquaranta volte (circa venti ore complessive di durata), dal
titolo incredibilmente profetico di “Vexations” (Vessazioni!!), augurandomi
peraltro che nessuno arrivi ad ascoltarselo tutto per intero!
Alberto
Raimondi
La
vita nei versi di Angelo Visigalli. Proseguiamo la rassegna:
"desiderata incertezza" che precede/la soglia del destino,/terreno vago dei
sogni/e delle possibilità,/giovinezza dell'anima in cerca/di amore e di
perdizione:/hai solo sciolte catene,/attimi che detronizzano/il tempo
concesso,/perché accada l'imprevista/irruzione della viva bellezza;/"desiderata
incertezza" dello stare/insieme: purifichi l'amore/con la restituzione/alla
singolarità e all'energia/ dell'attrazione, allo sfinimento/erotico
dell'appartenenza,/alla sapienza della tenerezza;/"desiderata incertezza" della
solitudine/amata per la "sorella libertà":/nella stanchezza delle notti/cerchi
il tuo delirio, trovi/la verità nella moltitudine/dei fantasmi che il
giorno/alimenta: sei per essenza/la vita che la bellezza ci dà. (14 Settembre
2020)
noi
che "facciamo la musica",/noi uomini che nell'ascolto/la riconosciamo e la
amiamo,/che cosa stiamo veramente facendo?/che cosa è per noi/quella realtà di
suoni e di note/che ora esiste e prima taceva?/è forse il pensiero che fa
l'amore/con i suoi pensieri?/è forse lui che si rivela/travestito a se stesso?/e
si emoziona negli intrecci/di danza sonora che lo avvolgono?/è ancora il
pensiero/che non si dà il tempo/e il modo di pensare/e si perde?/è
rapito/contro la propria volontà/dal primitivo accento della musica/ che
rimbalza a cascata/negli orecchi?perché scende/insieme al
fiume/imperscrutabile/delle sue note?/cosa gli impedisce di sottrarsi/alla
corrente che avanza/ inarrestabile/dentro la totalità della sua persona?/così,
tra il corpo e l'anima,/la musica si accampa/come lo specchio/dello smarrimento
del corpo/nell'anima, come la congiunzione sacra/della loro misteriosa
appartenenza,/come l'eros/ del loro reciproco abbandono. (15 Settembre 2020)
quando verso il mattino /Amore ti risveglia e porta/pani e pesci e chiede/di
moltiplicarli e farne un grande cesto/che alimenti il mondo/sappi che lo puoi
fare/ anche tu/quel piccolo miracolo/che lega/insieme le vite di quelli che ci
sono/e quelli che saranno:/metti al mondo quel germe/di tenero grano/e dolce
acqua/ e occhi grandi di meraviglia,/riccioli di incanti oscuri/e giochi di
alternanza/nella seduzione:/ Amore porta la semplicità dei gesti/ed accompagna
cose e uomini/verso il loro domani;/è solo Amore che annoda i fili/delle trame
intime e leggere,/che fa di quel tessuto di anime/ la storia che non si
racconta,/che tiene in mano a viva forza/la bellezza e il dono/del "sono io"/ e
del "tutti sono"/e dell' "insieme noi siamo"/una grande speranza:/ciò che
serve/alla vita universale/è tanta carità di affetti,/è la generosità "che fa
generare"/i deserti più aridi e segreti/ e porta avanti nei giorni/ l'intera
umanità. (22 Settembre 2020)
sapendo che è ancora/il tempo migliore per stare all'aperto, /vogliamo
percorrere strade/che portino via, nei boschi/dei mattutini silenzi, le
rabbie/notturne, i giudizi taglienti,/le liti residue che ognuno/in sè di nuovo
alimenta:/"stare all'aperto" per guardarsi/negli occhi in trasparenza/di
pensieri e di sentimenti,/per parlarsi chiaro,/rendersi udibili stati/ d'animo
di una collettiva/coscienza, incontrarsi/senza negare l'ascolto,/farsi vero
amico dell'uomo/più nascosto e tirarlo/sicuro dentro la vita:/"stare
all'aperto" per guardarsi/dentro in presenza del mondo,/per chiamarsi a viva
voce,/per amarsi a vista/di un tenero cuore,/sapendo che è ancora /il tempo
migliore per essere/uomini, esserlo ora. (27 Settembre 2020)
lo
sguardo che si perde, divagando,/ha una sua indolente noncuranza/nello spostarsi
da una cosa all'altra:/fa come il cane: annusa e passa/ oltre dopo la
sniffata;/lo sguardo che si ferma sulle cose/si fa curioso indagatore:/non gli
basta ciò che vede,/vuole andare oltre,/ insoddisfatto/dal loro impenetrabile
silenzio:/vorrebbe poter sapere tutto/di loro e dominarle;/lo "sguardo nostro"
che incontra/lo "sguardo dell'altro" oltrepassa/lo specchio di quell'
occhio,/vuole riempire con la propria, luce/"l'occhio dell'altro", farne/il
diamante che rimanda/i raggi della propria luce:/ per noi lo sguardo/ è quasi
niente/rispetto alla"reciprocità degli sguardi”.(30/9/2020)
piove come una musica/di buio sopra i tetti/che l'autunno ha reso più
guardinghi:/pare che il ritmo della pioggia/alterni schiaffi improvvisi/a
liquide carezze,/sullo spartito di nere nuvole/che solo il vento sa con occhi/
trasparenti leggere limpidamente:/e non è soltanto/la stagione che di nuovo/si
annuncia e si riconferma /in questo farsi tortuosa attesa/di un'aria ancora
tiepida:/c'è nei muri delle case,/che d'estate cercavano/respiro nel
giardino,/una tenace memoria/del sole caldo, un ristagno/d'aria ormai
dolente/per il tempo che passa:/è l'autunno l'inizio/di un attraversamento
incustodito,/la porta che si apre/al temuto inverno,/il trapasso non voluto/del
rapido discendere/di ogni cosa. (4 Ottobre 2020)
Angelo
Visigalli
Per
questo mese l’incontro virtuale viene concluso ancora con un pezzo di Erik Satie:
dopo la n. 1 e la n. 2, ecco la Gnossienne n.3. Si tratta di brani lenti, che
vorrebbero evocare movenze di antiche danze riferibili al famoso palazzo cretese
di Cnosso ( o “Gnossus”). Buon ascolto
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