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Merita
di essere citata anche l'ultima raccolta di versi — più che altro un poemetto,
ancora una volta — di Veniero Scarselli,
La suprema macchina elettrostatica. Un nuovo viaggio «celestial-filosofico di un novello Dante e una novella Beatrice verso il Cielo
Empireo» — come l'autore stesso
definisce la propria opera in un'affettuosa dedica che mi
ha regalato. Si tratta,
come dice nella prefazione Sandro Gros-Pietro, di una nuova audace
irruzione nei territori del surreale,
trasportato tuttavia da una spinta propulsiva di alto valore
spirituale e, a suo modo, religiosa. In
un'allusiva rivisitazione del dantesco viaggio
celeste, il poeta si fa guidare da una moderna Beatrice che gli illustra
il complesso funzionamento della
Grande Fabbrica di anime artificiali destinate a riempire d'Amore
l'universo. Pochi lirismi idilliaci, quindi, nel volume, ma un intersecarsi
delle domande prime ed ultime che da sempre
assediano l'uomo. La razionalità
laica non sovrasta la speranza.
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Recensione |
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