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Viraggio

C’era una volta un mondo che si mutava in lingua e una lingua che cercava nella mutazione del mondo l’ineffabile prova della propria ‘alterità’. E nella poesia, questa ‘alterità’ materica e astratta, quotidiana e indicibile, si aggancia al magmatico nevrotico vocabolario delle ‘manovre’ dell’esistenza. ‘Viraggio’ di Edith Dziecduszcka, è l’apoteosi della grottesca virata del soggetto in una oggettività deflagrata e sopravvissuta a sé stessa e alle sue assertività. Assedi linguistici dove oggetti, segni, forme del contemporaneo, codici, ‘tag’, griglie ossessive e caricaturali da cui entrano versi come questi : ‘Passi novantacinque dall’ingresso di casa

Fin in fondo e ritorno per non atrofizzare
Un andare negato da sentinelle astiose’….

Un totale sbaragliamento del ‘tempo della lingua’ per cui frizionano sempre dilatazioni di senso e congestioni di non sense sostenute spesso da un corrosivo e critico sguardo sui linguaggi normativi e banali del nostro tempo… ‘Cretino quel decreto
-che c’impone parenti fino al sesto grado
che neanche più si amano-
uscito per magia da manica perversa
sarà di Casalino
seme da Gran Fratello
e senza precisare chi dovrà controllare’

Proprio questo, è uno dei punti cardine e di scardinamento del ‘congegno’ chimico e psichico, linguistico di Viraggio; il passaggio da una soluzione possibile anche se relativa, all’istante assurdo della quotidianità fino ad un incidente di percorso della lingua, spesso occasione di ripensamenti, considerazioni sugli accadimenti da altri punti di vista del de-formarsi del reale, che compongono, insieme, una stratificazione degli avvenimenti minimi e massimi, dalla osservazione puntuale, a tratti implacabile.

Inserti di ‘poltrona e sofà, facebook e netflix ‘diventano mitici istanti ,una ‘estetica’ delle finzioni e delle funzioni vitali che contrastano comunque con l’aspirazione al ‘passo più lungo della gamba’.. Versi che scandiscono tempi sincopati e sospesi per una ricerca di direzione del senso più libera

Ma poi all’improvviso / Per conto suo va / La mente addormentata’.

Recensione
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