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La piega storta delle idee
La fortezza d'animo e la sensibilità dell'Autore emerge sin dalla scelta del
titolo, oltre che dai sottotitoli delle
due parti in cui la silloge è divisa.
La piega storta delle idee è la summa
degli ideali vanamente cullati e degli
aneliti di valori svaniti nel mare
dell'indifferenza e del conformismo
sociale ("Fuori dal mondo").
Le
trentotto liriche della prima parte
costituiscono appunto "lacerazioni"
degli obiettivi agognati dissolti in una realtà angosciante e drammatica;
Egli comunque si presenta nella sua naturalezza senza " maschere occasionali" o
"travestimenti di facciata" e grida la sua "pulizia", anche "con la barba in volto e senza cravatta". Continua
con tenacia a propugnare valori, come
la dignità, la libertà (non viziata),
l'amicizia, l'autonomia, ben lontano
da "ammiccamenti subdoli", moralismo di facciata, assenza di
spontaneità,esistenza in seconda fila ed opportunismo.
E' una poesia di
grande impegno civile ed il grido di
dolore per la sua terra amata assume
connotazioni di angoscia, ma non
diventa mai flebile ("Il fallimento
dell'attesa","L'inganno
continuo","Taranto inbalsamata", "Il salotto di Tempa Rossa"); è un costante incitamento all'azione, un forte "no" alla rassegnazione ed alla
disperazione ("Terra mia","E' sempre l'ora di
tacere?","Resoconto").
Nella seconda
parte ("Vicinanze") Di Lena si ispira
al vissuto familiare, ai valori affettivi e lo stile perde il carattere crudo e graffiante per addolcirsi
in un velo di nostalgia, che le figure evocate, necessariamente porta in
superficie; non per questo scompare l'impegno civile: “assuefarsi alla resa /
è una beffarda consolazione”, gridando la sua fierezza di aver “alimentato il
fuoco dell'amore che scalda la vita e preserva dalle cattive stagioni”. Questo
fuoco sarà fonte di ulteriori cimenti letterari nei quali continueranno a vivere
i valori veri, proponendo alla gente del Sud di non fare mai scomparire la
fiammella per il riscatto morale, civile ed economico.
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Recensione |
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