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Riflessioni sull’Arte del linguaggio

Sorvolando la genesi del linguaggio, per cui la natura stessa stimolò gli uomini a emettere i vari suoni del linguaggio e la necessità indusse a dare a ciascuna cosa il suo nome, come segno convenzionale per la comunicazione interpersonale, altre teorie insite, appunto, nella dottrina della naturalità, rilevano “l’onomatopeia” – che poi, in tempi relativamente recenti, si denominò fonosimbolismo –, la “metafora” e, il linguaggio come espressione dell’”essere delle cose”.

A mio avviso ritengo evidente la plasticità del linguaggio pittorico e sì rilevante nel linguaggio poetico, per la sua stessa natura immaginativa dell’io. Magia immaginativa, secondo Novalis, la poesia, quindi libertà creativa, in grado di trasformare, trasfigurare il sentimento proprio e il mondo stesso. La caratteristica principale della poesia è il suo veicolo d’emozioni, considerando la poesia “suprema forma del linguaggio emotivo”, ma anche ricerca di perfezione formale. Genesi della poesia, per me, è un pensiero, una intuizione, un’ispirazione improvvisa, espressi in rime, quale necessità di nutrimenti spirituali per l’anima assetata di bellezza. Secondo Ezra Pound, compito della poesia è caricare il linguaggio poetico di significato “al massimo grado possibile”, in un triplice modo: melopea, fanopea, per cui musica e pittura sono collegate e logopea, cioè oltre al significato diretto delle parole, l’uso di accezioni diverse rispetto al contesto, o del giuoco ironico, etc. Ma, aggiungo, c’è un linguaggio universale per tutti i popoli di lingue diverse, e, cioè, la musica, per cui, là dove non arriva la parola, arriva, più comprensivo per tutti, il linguaggio musicale.

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