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Pavana o dell'attenzione
Il sottotitolo mette in guardia: si tratta di appunti, presi
a una lezione. Appunti presi `per' una storia naturale della morte, o piuttosto
`da' una storia naturale di una morte. Il poeta porge dunque un foglio, non rifinito, fatto a pezzi,
a salti, a lampi, a oscuri lampi.
Il «lento atrofizzarsi dell'essere | fino al ritrarsi in un
suo mondo di mugolii, di sospiri» viene ripreso per appunti in una fisiologia
metafisica che poche volte è data di incontrare nei poeti nostrani, quasi tutti
timorosi a scender nella carne, quasi tutti pensierosi. Scarselli pensieroso non
è, è attento a quella `casa di carne' che va via, portando via tutte le
sovraimpalcature che millenni di storia e cultura vorrebbero opporre al disfarsi
di tutto per il disfarsi di un solo punto: l'Io.
Tutto è fatto fuori, resta solo lo spazio di quel venir meno:
spazio carnale storico. È fatto fuori anche Dio, poichè dall'autore (dalla
madre no, par di capire) è sentito come un'idea, la più forte, ma non carnale,
non incarnata.
Tutto va in crisi lungo il viaggio di questa madre che si
consuma, e soprattutto va in crisi (ci par di vedere) il senso di potenza
dell'lo. La scenetta dell'ultima poesia, ove si dà un Io esausto che si riveste
a festa, riacquistando fiducia nelle `muse sapienti' e nell'«amica filosofia»,
e che si avvia con «il finto pene più aguzzo e più ardito» a fondersi con la
morte riletta infine come «un orgasmo | senza fine»; ecco, questa tragica
scenetta finale contiene tutti gli elementi dell'affresco scarselliano: la
maternità, intesa come creaturalità, come essere-amato, è ormai morta; l'Io può
armarsi solo di finte, in una imponente e impotente solitudine; l'unica chance
finisca il tormento è riprodurre «l'estingersi delle coscienze» proprio della
morte. Perchè la coscienza (lo sa il
metafisico ma anche il fisiologo) è desiderio di vita, del contuplo di vita.
Al che, anche stilisticamente, si presenta un bivio:
l'apertura di una domanda di vita che si perpetua (ma nel libro vi son poche
domande) o l'estenuarsi della coscienza in un commovente monologo coincidente
infine con la masturbazione in cospectu mortis.
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Recensione |
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