Presentazione dell'autrice di
Lo strano caso di Matilde Campi
nel corso della presentazione
all’Aeroporto di Linate
la
Scheda del
libro
Mariele Rosina
Chi sono. Perché scrivo e
quando ho cominciato.
Mi chiamo Mariele Rosina e sono
un medico che ha sempre lavorato in università come clinico, come docente e
ricercatore.
E dico questo perché mi sono
trovata, a volte per scelta, altre condizionata dalle circostanze, a ricoprire
ruoli diversi, sempre inerenti la mia professione, e a imboccare strade partendo
da zero Così, quando la mia carriera universitaria mi ha portato ad abbracciare
la ricerca, l'ho fatto con entusiasmo perché mi apriva orizzonti nuovi e mi
consentiva di approfondire quelle patologie che, fino a quel momento, come
clinico, avevo visto e curato.
Ma accanto all'interesse per il
mio lavoro, ho sempre coltivato la passione per la scrittura
e, anche se per molti anni ho pubblicato
solo articoli scientifici, nei momenti di pausa o di vacanza mi è sempre
piaciuto liberare la mia fantasia, cambiando genere e linguaggio. Scrivevo
poesie, brevi racconti e riflessioni che rimanevano nel cassetto.
Ma è stato durante una circostanza dolorosa, che ho
scoperto la scrittura come risorsa.
Così ho cominciato focalizzare
questa mia attitudine e, facendolo, mi sono resa conto che stavo appagando un
bisogno che non sapevo di avere. Da quel momento la scrittura è diventata il
modo di esprimere me stessa e di relazionarmi con la gente, una sorta di
rifugio. Era lo sguardo sul mondo e sugli avvenimenti quotidiani, infatti la
scrittura consente al narratore, di sviluppare e consumare sulle pagine del
libro una vita intera (quella del personaggio) e nello stesso tempo di mettere a
fuoco la sua (quella dello scrittore) perché è un importante momento di
riflessione e di confronto.
Ho richiamato brevemente la mia
attività precedente di medico e di ricercatore perché questo bagaglio di
esperienza affiora nelle mie storie e qualche volta le caratterizza, come nel
caso di oggi.
Si parla a volte di dicotomia
tra cultura scientifica e letteraria. Sicuramente esiste una diversità per
quanto riguarda il linguaggio, ma credo che, almeno nel mio caso, non ci sia un
dualismo di pensiero, direi, anzi, che avendo una naturale inclinazione
umanistica e ho fatto tesoro anche della mia una formazione scientifica in modo
che queste due anime non solo convivessero, ma si potenziassero reciprocamente.
Infatti la curiosità, requisito indispensabile al ricercatore e allo scienziato
alimenta la fantasia e la creatività, mentre il rigore scientifico imprime
logica e coerenza alla scrittura, calando anche il contenuto in un contesto che
credo debba essere più possibile reale e dimostrabile (e se ci sono riuscita lo
diranno i lettori).
Di solito si scrive quando si ha
qualche cosa da dire, ma se quello che si vuole dire è interessante deve essere
il lettore a giudicarlo, il lettore, questo sconosciuto che diventa parte
integrante del gioco letterario perché ne viene emotivamente coinvolto.
La lettura è un’esperienza molto
soggettiva, legata a chi legge ma anche al momento in cui legge, cioè allo stato
d’animo in quel frangente. Quindi lo scrittore scrive per quel lettore con cui
riesce a entrare in sintonia, per quel lettore in cui scucita emozioni.
E questa battuta mi dà lo spunto
di introdurre il libro.
La storia
È la storia di una donna per la
quale il tempo si è fermato a quarant'anni, conservandola bella e giovane per
oltre un secolo Il soggetto non è nuovo; di eterna giovinezza ne ha parlato
Oscar Wilde nel suo ritratto di Dorian Gray e Francis Scott Key Fitzgeral "nel
curioso caso di Benjamin Button" che fa il percorso contrario nasce
vecchio e continua a ringiovanire fino a scomparire. Sono numerosi i films
sull'argomento dai primi del '900 fino ai giorni nostri (L'ultimo : Adaline
l'eterna giovinezza di qualche hanno fa).
In questi casi la storia è
costruita su presupposti inverosimili (l'intervento del diavolo nel caso di
Dorian Gray o il fulmine nel caso di Adaline che provoca la mutazione e
successivamente la contro mutazione), la mia invece, pur essendo di fantasia, è
diversa, non solo nella trama (che è abbastanza intricata), ma perché è basata
su un'ipotesi scientifica fondata che spiega l'evento. Sono infatti sono
convinta che, per conferire veridicità a una storia di fantasia la narrazione
debba essere supportata da dati scientifici concreti con linguaggio e
spiegazioni accessibili anche ai non addetti ai lavori. Nel caso di Matilde i
fatti descritti, pur improbabili, non sono impossibili e non è escluso che con
le tecniche future di manipolazione genetica non ci si possa arrivare.
Anche gli esperimenti citati, e
resi comprensibili attraverso dialoghi dei personaggi, sono veri, presi dalla
più recente e autorevole letteratura scientifica.
Tutto ciò fa sì (e questo lo
dicono i lettori) che il romanzo sembri una storia reale, tanto che non ci
stupirebbe di apprenderlo dai giornali o dalla tv.
È notizia di questi giorni
quella di un uomo indonesiano che è vissuto fino a 146 anni, battendo tutti i
record di longevità (anche quello dell'eroina del mio romanzo) E questa è
realtà, non fantasia.
Oggi che il tema
dell'invecchiamento è più che mai all'ordine del giorno, dato il prolungarsi
dell'età media, verrebbe da pensare all'eterna giovinezza come un fatto
estremamente positivo, ma per Matilde Campi rappresenta un problema immenso, che
la costringe a una quasi segregazione e addirittura a un tentativo di suicidio.
Quando il suo pronipote scopre
casualmente che quella che credeva la cugina è in realtà la bisnonna la
disperazione della donna prorompe in tutta la sua drammaticità:
E il suo dramma coinvolge i
pochi famigliari che le sono rimasti a cominciare da Alessandro, il pronipote
che sente sulla sua pelle la maledizione della donna, fugge, la rifiuta, ma poi
deve farsene una ragione.
È per questo che la
protagonista, sazia di troppe sofferenze proprie e altrui, di una vita
fossilizzata in un eterno presente, rinuncia a un’esistenza autentica,
nascondendo a tutti l'anomalia di cui si vergogna.
Dirà di se stessa
"che cosa ci può essere di
peggio che esistere senza esistere? Sì, perché io sono solo un fantasma che vive
all'ombra degli altri la vita degli altri, aspettando di vederli morire"
Ecco perché Matilde decide di
farla finita. E quando Anna, la psichiatra che la sta aiutando e che ben presto
verrà coinvolta nel suo dramma le domanda perché voleva morire Matilde risponde
"Che cosa ci può essere di
peggio che esistere senza esistere? Sì, perché io sono solo un fantasma che vive
all'ombra degli altri la vita degli altri, aspettando di vederli morire"
Ma sarà ancora “condannata” a
vivere, anche se, d’ora in poi, tutto cambierà. Finalmente s'innamora, suo
malgrado, ed è riamata, a dispetto della differenza di età, perché l'amore è una
forza che conferisce a ciascuno la capacità di essere se stesso. Così Matilde
vivrà una stagione irripetibile di bellezza e trasformerà la mutazione di cui è
vittima in un’occasione preziosa di aiuto per chi soffre.
Non dico altro della
protagonista: solo che scrive poesia e che negli anni ha maturato una sua
concezione del tempo, riuscendo a vederlo con distacco
I personaggi
Accennerò invece ai personaggi
che per ogni autore sono quasi come figli, perché sono le creature della sua
mente. Come nascono i personaggi? Si potrebbe rispondere che i personaggi
nascono col racconto e contribuiscono al progredire del racconto stesso, avendo
ciascuno un proprio compito e ruolo. Ma nella testa dell'autore i personaggi non
sono solo pedine che mette lì per portare avanti la storia, ma acquistano una
vita propria, tanto che, a un certo punto, l'autore non li domina più, ma li
lascia liberi di agire e di andare verso il loro destino, diventando egli stesso
spettatore di un loro spettacolo.
Quindi l'autore ama tutti i suoi
personaggi, anche i meno simpatici, i più borderline, li capisce, e porta
alla luce il loro conflitto perché tutti (o quasi) ne hanno uno
La struttura
Vorrei accennare brevemente la
struttura del libro
Come potete vedere in copertina
c'è l'immagine di un fiore: è la metafora della protagonista. Il fiore
dell'aloe, pianta antichissima, come Matilde, che emette un fiore rosso come
l'amore e solitario come lei.
Il libro è diviso in tre parti
ciascuna introdotta da esergo, le brevi citazioni che vorrei leggervi, e che si
capiscono solo dopo aver letto la sezione stessa.
Li cito:
—
Per la prima sezione che s'intitola "la maledizione" ho scelto due
versi di Leonard Cohen
C'è
una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce
—
La seconda sezione (la mutazione) è rappresentata dai versi del de
rerum natura di Lucrezio
Ogni cosa nasce
da qualcosa che muore e la vita a nessuno è data in proprietà, ma a tutti in
usufrutto
—
E per la terza sezione (verso una nuova vita) riporto una frase
della marcia della vita che mi commossa. L'ho letta su una delle tavole poste
prima dell'ingresso ad Auschwitz
Può qualcuno sentire, come
me, sul finire del giorno, che i nostri cuori hanno imparato a crescere nello
stesso momento in cui si spezzano?
Lascio a voi l'interpretazione
° ° °
Per quanto riguarda l'edizione
ho scelto per questo romanzo l'auto pubblicazione. Esistono in rete piattaforme
che consentono questo tipo di pubblicazione, sia per l'e-book che per la
versione cartacea.
Oggi l'auto pubblicazione si sta
affermando soprattutto col digitale. Permette anche agli scrittori emergenti di
vedere il loro testo pubblicato in tempi brevi dalle principali librerie on line.
Questo naturalmente non ne
garantisce il successo, ma solo la visibilità e se l'opera sarà valida sarà il
pubblico a giudicarlo.
Con questo ho concluso e
ringrazio tutti per aver partecipato e invito chi tra il pubblico ha già letto
il libro a esprimere il suo parere.
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