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I «respiri» di Luccia Danesin
La poetessa e fotografa padovana Luccia Danesin ha presentato
nei giorni scorsi a Roma, alla libreria Bibli di via dei Fienarioli, la sua
nuova raccolta di poesie Il cerchio dei respiri (Edizioni del Leone, 75 pagine,
lire 16.000), introdotta dai poeti Elio Pecora e Maria Luisa Spaziani, che del
libro ha curato la prefazione.
L’artista padovana, nota come fotografa per tradizione famigliare e vocazione
personale, aveva affidato il suo esordio poetico quattro anni fa al libro Un
fard fard rosso arancio. Ora, questa seconda raccolta poetica Il cerchio dei respiri comprende una cinquantina di
poesie brevi, che non si lasciano tentare dalla facile rima; alcune si avvicinano agli aforismi, come questa,
che riassume la tenacia e la forza dell’autrice: «Lontana lontana.| A volte mi
sento lontana da tutti | come chi troppo debole | o troppo forte si sappia». Sono
poesie per immagini, essenziali per dire la condizione di essere soli al mondo;
corpi coscienti della caducità dei momenti, del bello e del brutto della vita,
soggetti a malattie e morte, per questo alcuni testi pongono interrogativi
sull’al di qua e l’al di là.
E, rileva la prefatrice Maria Luisa Spaziani «imperanti sullo sfondo, il
brivido dell’amore, della memoria e della morte, le tre ineguagliabili linfe
che salgono a nutrire il tessuto della poesia». A lenire il dolore della
condizione umana affiora un diffuso sentimento di maternità (il libro è dedicato
alla figlia Chiara) non inteso solo come maternità biologica, bensì come
atteggiamento di attenzione verso gli altri, ascolto e dedizione, come dichiara
l’autrice all’apertura del suo libro: «Prudenti, | sulle soglie, | consumeremo
amore». In ogni caso la gravità delle considerazioni spesso si stempera negli
attimi d’ironia colti al volo, con in mano un bicchiere pronto per il brindisi:
«Anisette | ed è tepore | in una piazzetta parigina. | L’attimo è sospeso | e vago
dicendomi felice. | La grazia che ripaga | è qui, | presente».
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Recensione |
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