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Imprese da favola

Viaggio nel paese delle donne che s’inventano il lavoro

Svolgono i lavori più strani, e il bello è che se li sono inventati di sana pianta, spesso per fare di necessità virtù. Sì perché lo sanno tutti che in epoca di globalizzazione, decrescita, calo dei consumi e disoccupazione è sempre più difficile trovare un impiego stabile. Lo sanno, a loro spese, soprattutto le fasce più deboli della nostra società, i giovani e le donne. Queste ultime, a meno che non appartengano a una famiglia benestante, sono obbligate a darsi da fare. E si rimboccano le maniche, magari dopo anni dedicati alla famiglia e alla cura dei figli. Molte donne infatti rinunciano al lavoro quando arriva il primo figlio, altre quando si sposano abbandonano gli studi, lo sport, le passioni coltivate prima del matrimonio. Passioni che, mai sopite, prima o dopo tornano a galla.

Come è successo a Tiziana Russo che si è messa a confezionare gioielli e collane da vendere nel suo negozio, o ad Olga Bertaina di Tezze sul Brenta, figlia di contadini che testardamente ha voluto studiare al liceo, ha fatto mille lavori ed è riuscita a salvare dal fallimento l’azienda del marito mettendo in produzione uno speciale modello di cavalletti di ferro per tagliare la legna con la motosega in sicurezza, o a Daniela Rader di Schio che ha messo in piedi un’azienda con 17 dipendenti, una fra le prime in Italia a fare impianti a risparmio energetico integrato con fonti rinnovabili, o Giuliana Crestani di Bassano del Grappa che batte la concorrenza cinese e fornisce di originali pigiami gli istituti di riposo. Come loro molte signore intraprendenti, stanche della vita casalinga e del solito tran tran vogliono cambiare, mettersi in gioco, entrare nel mondo della produzione, del commercio, delle relazioni e mettono alla prova la loro imprenditorialità. Spesso, come dimostrano le tante storie narrate da Angela Padrone nel libro “Impresa da favola – Viaggio nel paese delle donne che s’inventano il lavoro” (Marsilio editore, pag.158, € 15,00) cominciano a produrre oggetti fatti a mano da vendere alle amiche per poi passare a una produzione artigianale organizzata e ingrandirsi fino a diventare un’azienda vera e propria che dà lavoro ad altri, dipendenti e aziende collegate. Perché il lavoro genera lavoro. Le donne non si dedicano solo a professioni prettamente femminili come cuoca, sarta o pasticcera, nel libro si portano ad esempio le straordinarie esperienze di signore che si cimentano con professionalità di tipo tecnico, quelle cosiddette “da maschi” nel settore agricolo o nelle costruzioni, nei trasporti, riparazioni, attività finanziarie. Incontriamo donne tassiste e camioniste, elettriciste, idrauliche, tappezziere, carrozziere, falegnami, percentualmente delle mosche bianche, ma il loro numero sta crescendo. Le loro vite, stando alle testimonianze raccolte dall’autrice, sono delle corse a ostacoli per far quadrare bilanci e impegni nella conduzione dell’azienda e nella gestione degli equilibri di famiglia. Da una parte c’è la soddisfazione di farcela ogni mese, dall’altra la costante preoccupazione di non riuscire a far fronte alle spese e alle fatture da pagare, con le banche che non concedono prestiti. Ogni azienda che tiene botta alla crisi è un miracolo, in Italia le attività fondate o guidate da donne sono 1 milione e 400 mila unità, un boom di piccole imprese femminili gestite da toste sognatrici. “Le loro storie – scrive Angela Padrone – dimostrano che, quanto a capacità, tenacia e spirito d’iniziativa, non sono da meno degli uomini e riescono a realizzare quello che hanno immaginato… Il loro esempio rappresenta una grande speranza di riuscita per tutti, donne e uomini.”

 

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