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Il canto delle sirene. Il caso Kursk
Ricordate
l'affondamento del sommergibile Kursk sul fondo del mare di Barents, in cui
persero la vita più di cento uomini della marina russa. Una vicenda che aveva
tenuto con il fiato sospeso la Russia e il mondo e che era incominciata con il
mistero sulle cause dell'incidente e continuata poi con i ritardi nei soccorsi e
le omissioni da parte degli alti vertici militari dell'apparato ex sovietico,
con l’intervento finale dell’apposito equipaggio di salvataggio della Royal Navy
britannica.
Su questa
storia che ha dato seguito alle più diverse ipotesi e ricostruzioni ha imbastito
il suo romanzo Giacomo Coletti: Il canto delle sirene-Il caso Kursk
(Biblioteca dei Leoni, pp. 382, euro 18). Una ricostruzione puntuale e
attendibile di come probabilmente si sono svolte le cose in un momento tesissimo
della guerra fredda tra le due superpotenze americana e sovietica, e con una
certa responsabilità del Pentagono nella tragedia, poi coperta con un
compromesso da riparazioni miliardarie nella fase estrema della crisi economica
di Mosca.
Il
romanzo di Coletti segue passo passo la contrapposizione delle reciproche azioni
di spionaggio di Stati Uniti e Unione Sovietica, attraverso un
personaggio-protagonista, giovane talento angloitaliano dell’apparato di
intelligence britannico, parte attiva in simbiosi con la CIA. Scelta vincente
perché consente, narrativamente, di trascinare dentro il fatto storico in sé
tutta una intrecciata matassa di rapporti interpersonali: amicali, sentimentali,
di concorrenza professionale, di strategie e di violenza. E senza dimenticarsi
delle vittime e della loro tremenda fine in fondo al mare, facendo ben
specchiare nella trafila delle situazioni sulle bugie di Stato il dramma dei
parenti.
Lettura
appassionante e coinvolgente, ricca di spunti e di materia di cronaca storica,
con un’angolazione interna molto interessante relativa al mondo dello
spionaggio.
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Recensione |
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