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Dottor Marx. Storia di un umanista alle soglie del diluvio digitale
Un romanzo mitteleuropeo di oggi
La chiave di lettura del
Dottor Marx di Carlo Maria
Steiner è il filo onirico: quel tanto di visionarietà che interviene sempre ad
animare le situazioni facendole levitare e caratterizzando in aria di leggerezza
le presenze di persone e di paesaggi per una legge dell’inversamente
proporzionale rispetto alla loro consistenza drammatica.
I luoghi sono prima sognati o
intravisti nella visione che effettivamente documentabili, anche se del tutto
reali. E questo vale anche per le presenze umane, rese diafane da un filtro che,
mentre le vela, nella loro improvvisa luminosità anche le rivela. E, in
particolare, per forza e suggestione, il protagonista, portatore di ideali e di
valori in rotta di collisione con la modernità in cui si muove sotto gli occhi
di una gatta partecipe degli alterni destini del suo padrone.
Anche la densità e incisività
della scrittura di questo romanzo anticonvenzionale, come le situazioni e le
atmosfere narrative e lo spirito libero dell’autore, rimandano alla grande
tradizione mitteleuropea, in una sorta di esplosione/implosione finale del tutto
coerente con i presupposti della vicenda e con lo sviluppo del suo plot. Si
avverte che l’autore, di madre italiana e di padre tedesco, nato e cresciuto in
Italia ma vissuto in Francia e in Germania, ha respirato atmosfere culturali di
grande spessore replicandole nelle sue pagine.
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Recensione |
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