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Danilo Mandolini è un poeta di
spessori. Anche quando i suoi componimenti tendono ad assottigliarsi e a farsi
frammento, in realtà si dichiara la tensione poematica che organizza i suoi
versi. Una tensione poematica che corrisponde ad una sostanza complessa e
articolata: quella strutturazione in "storia stratificata" che è la sua poesia.
Si vuol dire, insomma, che l'autore non fa poesia d'occasione o di momenti, ma
poesia di vicenda e di sviluppo. Dietro ad ogni sagoma o figura, gli interessa
dunque la storia che si è accumulata: a colpirlo e a muoverlo è il percorso, lo
spessore del deposito. In questo tipo di poesia, a contare è il senso ricomposto
di una problematica che coinvolge fasi e scelte, parti e modi della vita; in una
specie di diario rivoltato in storia più generale, dove i dati strettamente
personali si distendono a coprire quelli generazionali e si intersecano con
quelli di altre condizioni, in una trama fittissima di relazioni.
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Recensione |
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