| |
Echi classici e suggestioni romantiche vibrano nella silloge poetica
Dell'amicizia di Maria Luisa Daniele Toffanin. All'unisono vibrano, in
sintesi di suoni e di toni, di presenze ed assenze, d'incontri e solitudini
intessuti in una trama schleretizzata dal tempo, dalle erosioni costanti e
inesorabili che gli anni scavano nella nostra storia umana.
Il
vuoto lasciato da chi vive ormai nel mondo delle ombre da cosa se non dalla
memoria può essere surrogato, memoria di occasioni e momenti e reciproca
trasmissione di "amorosi sensi" – così il Foscolo – memoria che suggella quel
"loquire a cuore aperto" con un passato immanentizzato "nunc et semper"
dall'afflato lirico? Passato di dolore, che col suo "bulino" quell'esistenza
narra di "riti bambini" e "agresti rifugi" e "luoghi" e "incontri" i quali
scandiscono lo spartito dei giorni, giorni riempiti dall'operaosità di un agire
che non conosce sosta, perché – come recita il Qohelet – c'è un tempo per vivere
e uno per morire e né uno né l'altro ammettono pause di sospensione o indugi di
sorta. Un "lungo giorno operoso" è pertanto la vita di ciascuno, e così anche
della dolce amica dalla fulva criniera fissata nel ricordo in un'immagine di
movimento, mentre "lavava e lavava" quasi ad esemplificare la cura minuziosa con
cui quotidianamente ci si purifica, attraverso guadi e intemperie, in quel
difficile "mestiere di vivere" – direbbe Pavese – che connota, dolorosamente,
l'intero corso dell'esistenza.
Preziosa cesellatura di versi, quella che la Daniele Toffanin realizza in
questa raccolta, dalla cui tenue filigrana affiora la classicità d'un sentimento
– l'amicizia – già e mitabilmente celebrata dai Latini; ma che è anche e
soprattutto sentimento che percorre i secoli e, nel viaggio per culture ed
epoche, assume una fisionomia di delicata pregnanza. Pregnanza sottolineata
dalla ricerca del corredo terminologico, vera e propria collezione di
excerpta che inanellano verso dopo verso, le successive tappe
dell'itinerario memoriale tracciato dalla silloge. Una preziosità che viaggia di
pari passo con l'innalzarsi del canto, venato di profonda ma non rassegnata
malinconia di fronte all'incombente "mistero dei sue volti di Dio" che con mano
uguale dà e toglie non impedendo tuttavia a chi resta di "poter fermare |
quell'attimo | in punta di vita" grazie allo slancio amoroso del ricordo.
| |
 |
Recensione |
|