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Posso rendervi conto dell'opera Tuttoteatro di Liliana Ugolini come lettrice di questo e di altri suoi testi e come persona che ha visto in dvd la trasposizione teatrale. A me però interessa cogliere il senso dell'opera scritta che qui presentiamo poiché non tutti, leggendo, avranno a disposizione il dvd, e il testo a sé stante è di certo impegnativo.

Intanto l'opera letta tutta insieme (sono ben 11 le pièces teatrali qui proposte) già scritta come opera di letteratura e poi tradotta in parola poetica per il teatro, mi ha dato un positivo senso di spaesamento dalla realtà in cui pure trova le sue radici. Credo appunto perché scritta in poesia, e anche per la apparente varietà dei temi trattati, per le molte sospensioni che chiamano in causa il lettore e la sua interpretazione, e non ultimo perché dalle cose della terra s'innalza con forza una sollecitazionealle grandi domande: cos'è la Storia, l'identità femminile, il massacro degli innocenti (la guerra), quel Dio non nominato che è sopra di noi, la falsa libertà dell'uomo (stigmatizzata dalle marionette) che corre per cercare ciò che era primo, l'Inizio, cioè l'integrità.

E su tutto si stende il "sogno" termine vagante per tutta l'opera e meta dell'opera stessa con la cui rappresentazione essa si conclude. Il sogno è la comprensione dell'essere piccoli immersi in una bellezza illimitata, in un'infinità di mondi e di cieli stellati. Il sogno infine è quello del poeta che attraverso la spettacolarità del teatro e della musica spera che la sua parola possa arrivare come bagliore di luce e essere accolta. In questi testi teatrali infatti viene prima la parola presa sulle ali delle altre arti per renderla a noi più gradita. Questa della Ugolini è infine, come messaggio, una parola di Pace rivolta ai nostri tempi.

Si pensa ai testi di teatro classici, ai greci, ai latini o più vicino a noi all'Alfieri o al `600 francese dove appunto le opere teatrali erano scritte in versi. Naturalmente lo stile della Ugolini è moderno e di ricerca poetica, tra gioco, divertissement, riverberi di luce, richiami al mito e al quotidiano, spazi pieni e altri vuoti, senso favolistico e realistico: tutto ci dice di una caparbia ricerca per una possibilità diversa, cioè individuale, di dire l'uomo e il suo mondo. Dunque Liliana "dice" non parlando di sé, né partendo da sé, ma guardando l'altro da sé.

Ripensando al testo e al teatro dunque vi ho ritrovato alcune idee basilari. Il senso della metamorfosi (che dà anche il titolo ad un testo) è costante, come in "Imperdonate" che vedremo in DVD. Se è pur vero che qui ogni donna è il simbolo del mito che storicamente rappresenta: Eva, la donna di Don Giovanni, Medea, Anna Karenina, Shaherazade, Antigone; si può dire (e meglio si denota nella pièce teatrale) che ognuna con molta eleganza scivola nell'altra, le virtù nei vizi dell'altra e ognuna è interamente donnaviva e metaforica dei nostri tempi. Così ci viene incontro Eva sensuale e tentatrice; la donna di Don Giovanni sofferente, desiderante, con la tragedia che porta dentro e che sa mutare in indifferenza e silenzio come è stato o è ancora il ruolo storico della donna; così Medea, non è colei che uccide i figli per causa di Giasone, ma colei che come donna è, al di là della storia scritta, simbolo di maternità, e capace di generare in ogni tempo. La Karenina è passione e suicidio; Shaherazade è la donna che da zero, racconta, o meglio si racconta; e Antigone che salva Polinice è tutte le donne (anche quelle dei Bianchi e dei Neri scivolando sulla storia) che abbracciano il sogno, appunto universale, di pietas, di compassione per l'insepolto che tramuta in sogno "di pace liberato | per il raggiungimento... nel presente | d'un futuro... ancora futuro... sogno".

Nel testo "Metamorfosi, breve farsa surreale" i tre personaggi, donna-1 donna-2 e donna-3, cioè: la donna che sa donare, quella che sa prendere e quella solare che gioca e sta con tutti: con un bel giro di parole e di trasformazioni alla fine diventa una sola. A convalida appunto del concetto di metamorfosi e di unificazione dei tre personaggi a uno. Un po' come per la Luna personificazione del femminile una e trina nelle dee che la rappresentano.

Cosi si può dire per altrettanti simboli femminili dell'opera Palcoscenico dove compaiono sette personaggi: Arianna, Ecuba, Andromaca, (lo Speaker), Lady Macbeth, Euridice e Penelope. Ma qui, accanto all'idea di metamorfosi, si afferma l'altra idea cardine del1'Ugolini: che siamo tutti marionette, chiusi come Arianna in un labirinto, dove la mutabilità del mito ci fa da specchio e la marionetta sottolinea il nostro essere, in realtà, fermi. Storicamente fermi nei nostri umani corsi e ricorsi, con novità solo apparenti. La varietà di questo testo con scelte musicali che vanno dalla musica giapponese, a quella africana, indiana, Rock, medievale, celtica, la dice lunga sulla cultura della nostra Autrice e sulla volontà di rappresentare simbolicamente tutto il mondo esistente.

Vorrei ricordare che, come le nostre eroine appartengono ai miti classici che ci aiutano a capire il mondo odierno, anche quello di metamorfosi è un concetto classico vitale. Se pensiamo alla mitologia greca, ripresa nelle Metamorfosi di Ovidio, a tutta l'arte celtica, scita, e orientale in genere: nulla è fermo e tutto muta in altra forma, indefinita, frutto spesso di un'immaginazione che deriva dal guardare profondamente la realtà. Così è anche il nostro bestiario medievale, le favole che hanno origine dai miti, l'arte cinquecentesca delle grottesche, eccetera. Oggi nel nostro mondo occidentale, volto al pragmatismo e alla sistematizzazione quasi assoluta, tutto pare fermo fisso e immobile. Nulla di più falso. Ma qualche grande poeta, come Rilcke, si ribella e richiama il mondo metamorfico con i suoi stupendi sonetti a Orfeo.

Detto questo ogni testo di Tuttoteatro andrebbe richiamato come il bel "Delle Marionette, dei Burattini e del Burattinaio" derivante da un testo edito l'hanno passato, pieno di giocosità e riflessioni sulla natura dell'uomo, sempre in ordine alla poetica proposta. E così gli altri testi andrebbero citati uno per uno, tutti già rappresentati più volte, in luoghi fuori dall'ufficialità come il bellissimo "Muro" dedicato appunto ai muri che l'uomo innalza contro l'uomo.

Ma valgano le brevi esemplificazioni fatte per immergerci in questa atmosfera tra il surreale - il reale - il simbolico - l'astratto - l'essenziale, per darci il senso della realtà complessa di quest'opera che tenta di raccontare l'uomo e il mondo in cui esso si muove.

Del resto la fascinazione del teatro, della performance, della parola dell'Autrice ci possono dire meglio e di più. Indubbiamente la fantasia di Liliana corredata da passione cultura e intenso laboratorio ha raggiunto veramente un alto apice.

Recensione
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