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Approdo solo ora alla poesia di Mirella Genovese, e col grande rammarico di non avere mai avuto la possibilità di leggere le precedenti pubblicazioni di cui si sono occupate autorevoli voci della critica letteraria italiana.
Non possiamo infatti nascondere (e qui condivido in pieno il pensiero del saggista Rosario Giuè su “La teologia della liberazione nella poesia…") che la teologia non nasce in modo neutrale, in modo strettamente oggettivo, prescindendo dalle condizioni e situazioni soggettive di chi fa teologia. Ogni teologia, infatti, è compiuta sempre da un soggetto particolare, in un tempo particolare, sotto la spinta di problemi particolari nel tentativo di dare risposte. Ma sempre e comunque la teologia parte dall’esperienza, dalla vita, dalle gioie e dai dolori degli uomini del proprio tempo, per legarla alla propria fede (o fede religiosa) e per farne un discorso per nuove sintesi, come la poesia. E così abbiamo avuto cantori delle ingiustizie e delle sofferenze, della gioia e della libertà; poesia – dunque – dal dettato lirico ed elevatezza di messaggio che ne hanno costituito la peculiarità. Nella silloge di Mirella Genovese, Ascolto, la saldatura di tre momenti (il Canto I – “Seguendo sueno”; il Canto II – “Ascoltando il tempo”; il Canto III – “Ascoltando la parola”) conferisce unità sintagmatica alla articolazione dei versi e allo snodarsi degli stessi, i quali intrecciano il livello dell’ispirazione con quello della lectio divina fatta dalla poetessa. E se il Canto I è il risultato di un cammino mentale dell’Autrice incline al recupero dei valori del cristianesimo in una società intrisa di secolarismo, ciò che la muove all’“ascolto” nel Canto II, e all’ascolto “del tempo”, è la sua convinzione che una visione cristocentrica della vita sarà possibile attraverso le diverse incarnazioni dell’amore e della carità: che necessitano di Tempo! Occorre tempo perché affiorino ricordi ed esperienze. Occorre sapere cogliere i segni del tempo. Occorre tempo per imparare. È il tempo che restituisce tutto. Ma colui che si pone in condizione di ascolto, sa quanto prezioso sia il tempo per l’Ascolto della parola, sicchè la poetessa scrive:
elaborazione lirica, questi frammenti di versi, che costituiscono un’azione di travaso di fede nel lettore e nel lettore attento, che non rimane insensibile di fronte al cuore del credente, alla sua intelligenza, sapienza, saggezza suscitate da una ispirazione poetica e divina al contempo. Perché Dio è Poesia. E di fronte a tali motivi di cui si impregna la poesia di Mirella Genovese, si rafforza il rammarico di non averla incontrata prima e prende consistenza la consapevolezza di essermi trovata difronte ad un’opera di alta levatura letterario-filosofico-teologica. In un’eccellente veste tipografica, Ascolto è poesia di non semplice approccio, non a tutti accessibile, ma il suo dettato spinge ogni fruitore alla lettura e all’emozione che la stessa produce. E non posso non desiderare di tornare a leggerla per consumarla mentalmente nel silenzio di un luogo santo, non sfarzoso, ma austero e mistico, tra fonti chiacchierine e profumo di resina per concludere la lettura proferendo ad alta voce:
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