| |
Nella notte senza vento» affiora
la poesia di Amalia De Luca, e si delinea lungo «i
sentieri malinconici»,
«dietro l'angolo buio», in cui non
mancano però i puntini scintillanti dei suoi versi, nella raccolta «Radere
lito-ra» (Thule - p. 119). La prima sezione del libro ha per titolo «Saepes»,
e contiene liriche dense ancora di sogno, malgrado «la perduta luce»
dell'esperienza della delusione, del rammarico, dei ricordi ormai lontani che
«vibranti di vita / rifiutano la morte e picchiano alla porta...».
Ma il tempo è passato, anche quello dell'amore, delle attese che
si sgretolano in «lacrime di stelle», «nella no-stalgia dell'innocenza».
La poesia di Amalia De Luca ha un quid che avvince, commuove e colpisce
per i
contenuti universali e per la forma semplice al primo
accostarsi, ma densa è sapiente alla rilettura attenta, tesa
a riscoprire e ritrovare. «Per Aspera et Devia», II sezione
dell'Opera. C'è in apertura una bellissima lirica dedicata a Eugenio Montale, di
cui riportiamo qualche verso significativo: «...nell'azzurro del meriggio |
tra i limoni | hai visto nell'opacità d'uno specchio | riflettersi un girasole ...
forse nel cuore chiuso | il balenìo di una rondine». E un'altra poesia dal
titolo «Non oltre le dighe», dedicata dall'Autrice al compagno della sua vita,
ha la stessa magia della musica, tanto i versi che la compongono sono armoniosi,
come un breve concerto di parole-suono, che s'imprime nel cuore e nella mente,
suscitando echi di ricordi, d'improvvise immagini, vaghe come leggende e onde
misteriose dell'anima. Es: «...Lontani i sentieri della malinconia | e della
mesta sera | dietro l'angolo buio | tengo forte la vita: perla nella sua
conchiglia | sento la carezza dell'acqua | il tepore del sole | e gli occhi della
coscienza | ridono ai mille profumi dei fiori | respirano il suono di tutte le
campane».
La copiosità delle immagini, la simbologia, la dolcezza di certi
incipit, l'originalità espressiva, fanno di questa poesia un riverbero che
conforta, rispecchiando sensazioni e valori universali.
La raccolta ha, inoltre, una sua compattezza di stile e
d'ispirazione che non viene mai meno e contiene una sorta di levità anche
nell'esprimere «l'aspra malinconia... nel cuore sgomento», quando ormai
«le braccia
stringono ombre». «Le mani si cercano nel girotondo della
vita», scrive Amalia De Luca, «nella pioggia dell'inverno», quando
più forte si avverte la solitudine, quando «i sogni s'addensano in nuvole
fuggenti», e risuona in ognuno l'inesorabile tam tam della realtà vera, che
poco concede al desiderio d'amore, alla pace, al desiderio di Dio «nel quale
tutto posa e ogni cosa riposa».
| |
 |
Recensione |
|