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Il nome dell'autore e il titolo del libro richiedono al
lettore con estrema ferma decisione raffinatezza di sensibilità e di
cultura. La elevata statura culturale e l'infallibile intuito interpretativo
(ermeneutico) di Emerico Giachery non hanno alcun bisogno di rilevarli,
essendo ben noti nelle alte sfere della cultura europea e oltre. Il titolo
impone al lettore subito una lunga e vasta meditazione. Che cosa si richiede
per vivere gli anni assegnatici dal destino sulla terra, qualunque attività
ci viene assegnata, con l'alta e umanissima sensibilità dei grandi geni
creatori? Non occorre certamente in esclusiva scrivere versi e opere che si
avvicinano a quelli danteschi. Già il grande critico-filosofo Benedetto
Croce dichiarava liberamente che tutti gli uomini sono (almeno, possono)
essere poeti; e il Pascoli.dichiarava universale la poetica del fanciullino.
In qualsiasi angolo della terra, in qualsiasi occasione, in qualsiasi
momento si può accendere in noi la scintilla dell'emozione poetica. Il
filosofo-critico ricordato distingue la poesia in occasionale e in
"scientifica, tecnica, specifica", ossia la poesia di chi non la perde
nell'attimo (nel tempo) in cui l'emozione vive dentro di lui, ma la conserva
e la esprime anche per gli altri.
Oltre le specifiche facoltà ricevute dalla
natura ha conquistato la tecnica (lo stile) specifica per trasferirla sulla
pagina nelle forme e misure volute dal suo interno sentire, ossia dalle
leggi della sua Arte. Ma noi non ci vogliamo perdere in divagazioni
dimostrative e torniamo al libro. Questo attrae il lettore degno del nome in
tutti i suoi aspetti, a cominciare, come abbiamo accennato, dal fascino che
emana dal titolo: dal taglio-formato alla copertina; dalla carta di ottima
qualità (paglierina) alla graziosità dei caratteri; dalla pagina
tipograficamente ben curata alla ripartizione della sostanza in sette parti
ciascuna con specifiche indicazioni tematiche... Un libro così vario e così
altamente vissuto pagina dopo pagina, svolando di tematica in tematica, di
tempi in tempi e di luoghi in luoghi sfugge a qualsiasi ampiezza recensiva e
impone all'autore che ne voglia scrivere anzitutto il dovere di esortare gli
studiosi tutti e in particolar modo i tanti che già conoscono l'alta serietà
del magistero culturale e creativo nonché l'onesta intellettualità di
scrivere amando sempre la verità e la bellezza della parola di Emerico
Giachery a procurarsi questo Abitare poeticamente la terra, a leggerle in
divino silenzio e in sacra solitudine. Noi, volendo indicare alcuni dei
numerosi pregi dell'opera, cominceremo con il chiederci se, pur in tanta
varietà di tematiche, di riferimenti e situazioni, il libro può definirsi
un'autobiografia, oppure un diario o, meglio ancora, le confessioni di una vita il cui fine è stato ed è proprio come
dichiara il titolo: vivere sempre e in ogni luogo e situazione da poeta nel
senso generale e non specifico come chi si propone di scrivere libri di versi.
Certo è che tutto il libro, tutte le sette parti con le loro specifiche
articolazioni trattano dell'autore che riferisce e confessa di sé in una
scrittura non solo coinvolgente ma anche elevante il tessuto delle parole e
delle mitologie, dei sogni e delle epifanie in un'armonia di continua
bellezza. L'autore rivive con personaggi creativi in molti campi del fare
umano; rivivono luoghi, paesetti, montagne, fiumi, grandi città, volti
fissatisi emotivamente nell'anima, frasi, brani, detti famosi, singole
parole, anime che amano poeticamente alberi e animali, persino le forme di
certi sassi che si sono. impressi nell'anima come visioni indelebili; figure
ed emozioni poetiche che rivivono nella scrittura. Immagini il lettore quante
altre pagine dovremmo riempire citando i tempi e i luoghi poetici rivissuti
scrivendo quest'opera ammirevole e singolare. Ci sorge istintivamente il
piacere di avvicinare questo libro tanto prezioso alle Confessioni di S.
Agostino e ancor più a quelle di Jean-Jacques Rousseau, al quale, il nostro
autore, per citare almeno una somiglianza, si avvicina per il piacere di
camminare a piedi (...). Camminare a piedi... fra tutti i modi di vivere, ecco
quello più vicino ai miei gusti). Numerosi riferimenti, colti dall'Abitare
poeticamente la terra, ci richiamano i due capolavori citati. Al lettore ben
raffinato nella sensibilità e nella cultura questo libro/capolavoro impone,
leggendo con lentezza, silenzio e solitudine meditativa, di trasferire le
emozioni vissute dall'autore alla sua vita, ai suoi luoghi. alle sue
riflessioni, alle sue varie situazioni, ai suoi personaggi, ai suoi anni,
alle sue stagioni, ai suoi giorni, e di godere, se li ha vissuti con amore e
poesia e di soffrirne se ha perduto ormai per sempre la possibilità di viverli
come l'autore confessa in Amare poeticamente la terra. E questa non solo
l'emozione più alta che il lettore prova e vive, ma è soprattutto un'efficace
lezione per la vita che gli resta ancora da vivere, in particolare per i
giovani ai quali è affidata la terra. La elevata maturità intellettuale e la
profonda sensibilità cons~ntonoall'autore rapidi e lunghi salti di tempi e di
luoghi, t ccando, ove più ove meno, tutto lo scibile umano: dai lontani tempi
preistorici ai giorni nostri pone confronti e richiami, citazioni di passi, di
frasi, di parole rivivendo con l'anima accesa la virtus poetica che visse e
che continua a vivere nella memoria, vibrazione di sentimenti, di amore e di
bellezza, ricordi che furono e sono rimasti poesia: momenti, tempi vissuti in
armonia con i tanti luoghi che furono e sono rimasti nell'anima con la tenera
voce della poesia.
Abbiamo già accennato che è un libro così vario, così ricco.
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Recensione |
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