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Veniero Scarselli, biologo fiorentino, libero docente dì
filosofia generale, da alcuni anni vive appartato sull'Appennino tosco-emiliano
dedicandosi alla poesia. Ha esordito col romanzo lirico Isole e vele ottenendo
diversi riconoscimenti. Numerosi critici si sono occupati della sua opera.
Questo libro, come avverte Lucio Zaniboni, richiede una lettura approfondita. Le
riflessioni nascono dal colloquio dell'autore con la salma della madre e
riguardano l'avventura biologica di ciascuno di noi, fino a diventare storia
cosmica e identificazione con la forma pura e fredda di Dio, anche essa una
sorta di morte. Il titolo è una parafrasi del lavoro musicale, di M. Ravel
Pavane per une enfante défunte.
Il lettore è conquistato subito
dall'andamento epico-narrativo delle lunghe, dense liriche. Dall'abbandono del
neonato al gelo fuori dell'utero materno l'autore prende le mosse per
comprendere il meccanismo della formazione della vita. Il suo discorso è aspro e
può parere blasfemo, irrispettoso nell'ansia della ricerca; eppure è così
tenero nel ricordo della madre giovane e nel dolore per la sua devastazione! Poi
tutto, s'incupisce e l'idea di morte prevale sulle altre. Scarselli rivela
fantasie ossianiche in questa sua esplorazione minuziosa di aggregazioni
molecolari, organismi destinati al deserto cosmico. "Non poteva esser Dio |
l'anonimo massacratore generale | di tutte quelle anime e quei corpi | consumati
dal tritacarne dell'universo". Anche la conclusione è amara: la morte non è che
un orgasmo senza fine. Riportiamo, a conclusione, il giudizio entusiastico di
Giorgio Bárberi Squarotti: "E una splendida poesia, sorretta da una grandiosa
eloquenza che di testo in testo e con una continuità poematica perfettamente
ritmata costituisce un mirabile monumento funebre.
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Recensione |
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