| |
Ferdinando Banchini, romano poeta e saggista, ha pubblicato
numerosi libri di poesia e di critica letteraria. Quest'ultimo volumetto
contiene anche la traduzione a fronte in francese delle liriche presenti. I
critici che si sono occupati del "vecchio vizio di Banchini (cioè quello di
scrivere poesie come egli stesso dice), sono concordi nel rinvenire nei versi
una ricerca di Dio, in polemica con l'annichilimento del mondo contemporaneo,
"un'intensa cromia" e una "sottile musicalità". Già dalla prima delle undici
poesie, intatti, il richiamo al Signore è esplicito: "Se taciuto è il
tuo nome, | se ignorato il tuo volto, | solo strazio m'è dentro". Si tratta di
uno strazio antico, già presente quando l'infanzia favoleggiava "liane attorte,
e fiori di mistero" in isole lontane; quando l'età più matura inventava
"giardini segreti | dove sono leggeri | uccelli dalle ali d'argento". Non sempre
il paesaggio è così variopinto e solare. Spesso "livide pozze sommergono | i
solchi nudi di biade" mentre "....gocciolano i giorni | livide sbavature".
Invano, allora, un "nuovo raggio s'effonde su questa | trita vicenda annosa".
Spesso il settembrino "pacato respiro del mare" può risvegliare una "dolce
smarrita | chiarità di silenzi". Anche "l'armonia di un volto" o "la grazia di tua
passo" può risolversi in "riposo e gioia". Il ricordo tuttavia è
doloroso quando "una voce perduta, voce amante | ... chiama e chiama e urta contro i
vetri". La fantasia del poeta ritrova un paesaggio di ulivi e cli mare
illuminato da un volto che gli riporta un' epoca "tumida | d'una consunta goffa felicità". L'ultima lirica c'invia un messaggio positivo,
molto forte: "Non desistere, vita, trafiggi buio | e silenzio, oltrepassa i
giardini sfatti | dell'inverno, le tristi favole annulla". La traduzione di
Jean-Marie Le Ray sottolinea ulteriormente l'assorta musica dei versi di
Banchini.
| |
|
Recensione |
|