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Che il quotidiano

Che il quotidiano si giri verso il sogno:
che si guardino... che si confrontino.

Riprogettiamo
spregiudicate
coordinate
del sociale.

Pigiamo sul computer il tasto
che cancella le trame dei potenti.
Ridisegniamo Ia mappa della Storia
col rosso spaccato dell’anguria
il gialloro de! girasole e...
il viola rosato dell’alba riverberi
quei teneri fili d’erba
serrati a difesa degli innocenti
morti per nulla.

Se il progresso ancora una volta avanza
sui cingolati dei carri armati
il ditino di un bimbo blocchi il passaggio:
vi pare una favola allarmante?

Il mare

Hanno orecchie infinite le scogliere
il mare ad accogliere intente
se ruggisce lacerato in tanta schiuma
o se placido impigliate nubi di alghe
mostra al fondale lente dondolare.

Ogni goccia di mare è parola
che a parola con eterna stanchezza
si lega.

Ogni uomo che annega e preghiera di cristallo
negli occhi
è carezza o rimprovero ogni onda alla terra, se ascolta.

Il sogno

lo che sono una gitana
- dimezzata da ismi borghesi -
vivo in parte ed in parte violo
il tempo che dolora.

Poi...
mare di me stessa
risacche scopro e ricopro.

lo che gitana vorrci essere
mi sfianco a ritmare
sul tamburo dell'anima
scalpitanti esorcismi
per interdirmi alla noia:
sfrenati ippogrifi... allora...
su ondulate praterie
planano...
scorribande di selvagge chitarre
tra le dita
                dilatano
                            il sogno...
io che gitana non sono
affievolita, ai piedi di una croce, mi ritrovo.

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