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Orfeo in Fonte Santa

Incontro di Mito, Storia, Poesia

“La Toscana Nuova”
nr. 10, nov. 2019

Orfeo in Fonte Santa: Poemetto, Stanze per la celebrazione del Mito che si fa Storia, della Storia che diventa Mito, della circolarità dell'acqua della fonte in cui tutto scorre e tutto ritorna; per la celebrazione della Poesia (1).

Una “narrazione”, questa di Roberto Mosi, che segue una cronologia distesa nel tempo, ma al di fuori del Tempo: alla fonte sostarono popoli antichi, per mercatura e per transumanza, genti del nostro tempo che fuggivano dal vortice della guerra o che hanno portato la morte:” Incredibile la morte / fra i castagni, in file parallele. Dalla fonte passa gente dell'oggi, gente inconsapevole che non si sofferma, come era- invece- costume dei Pastori Antellesi: sostavano “le allegre brigate” alla Fonte dei Baci, la Fonte dai tanti nomi, testimoni della sua presenza in un luogo, in uno spazio della Toscana, che si fa luogo del Mito: Fonte Santa è a Delfi, è l'omphalos della Poesia, è il luogo di Orfeo. Da Orfeo muove la musica della parola, da Orfeo muove, storicamente, il melodramma con l'Euridice di Caccini, con l'Orfeo di Monteverdi e di Gluck; musiche che ci sembra di ascoltare, in sottotraccia, nei versi di Michelangelo Buonarroti il Giovane, nei versi di Roberto Mosi.

Fonte Santa, luogo della sacralità, dell'incontro fra l'umano e il divino, fra il passato e il presente: “Offrirò il suono dei ricordi per il canto dell'esistenza”. Esistenza-assenza che si trasforma in tante realtà storicamente individuabili, ma increspata nel tempo sospeso del mito: “Una bandiera rossa David nascose / fra i muri del rifugio / a Fonte Santa. Rossa sventola / dalla finestra della casa / per la libertà ritrovata.” Nascondimento e rinascita: epica che si fa mito, la Brigata di David che ci riporta alle brigate dei Pastori Antellesi, in una sorta di atemporale sincretismo.

Le immagini fotografiche coronano le parole della Poesia, mostrano i luoghi, le atmosfere che essa celebra. Tra contrasti cromatici e nuances appaiono due figure: Orfeo e la Fonte, novella Flora, si incontrano, nell'incontro fra tecnologia contemporanea e Simboli senza tempo. Il bosco di Fonte Santa li avvolge; in lontananza “le geometrie magiche della Cupola”, pernio perfetto dell’“anello delle colline”.

“La fonte non sa di contemplare / sé stessa e il riflesso di un dio”. Il poeta è il riflesso di un dio, come Ovidio, come Rilke, poeti cantori di Orfeo. Le sue parole non sono altisonanti, scorrono pianamente, in fluido ritmo, in spontanea e coltivata musicalità, aulica e quotidiana insieme. Poesia consapevole di sé; altamente intellettuale, non intellettualistica, non ostentatrice di cultura, ma scaturita da una sapienza che trova nell'Antico le chiavi di interpretazione della Contemporaneità.

Parole dell’oggi irrompono ogni tanto (bombe, aerei, moto...) e subito entrano in un ritmo atemporale: i “gruppi sgranati sul sentiero” riuniti per una gara sportiva a Fonte Santa hanno “in bocca il sapore della rosa canina”, come i mercanti e i pellegrini etruschi. Come noi lettori.

Riuniti insieme all'Autore, in una recente iniziativa, da lui promossa presso il Circolo Culturale Antella, abbiamo “incontrato”, in condivisa armonia, Orfeo e David, “partigiano in Fonte Santa”, dedicatario del poemetto, legato da affetto e parentela a Roberto Mosi.

Fu David a nascondere la bandiera rossa nel rifugio partigiano di Fonte Santa; la sua storia di antifascista, rievocata dalla figlia Giovanna, le sue vicende, trasposte in una dimensione mitica, sono diventate humus di ispirazione poetica per Mosi. L'autore stesso, insieme a Daniele Torrini, ne ha letto un florilegio, mentre il pittore Enrico Guerrini ne traduceva in immagini le parole.

Le belle foto di Mosi stesso, scattate in Fonte Santa, scorrevano, insieme a riferimenti preraffaelliti di acque, ninfe e pastori, e insieme a “frammenti “dei sonetti, nel filmato introduttivo “Con Orfeo sulla via delle Maremme” a cura di Virginia Bazzechi.

Lo studioso Massimo Casprini ha dato spessore storico, ai Pastori Antellesi evocati nel primo sonetto, che hanno veramente vissuto nel territorio, testimoni del passaggio tra Manierismo e Barocco.

Il Mito, la Storia, il tempo si sono uniti nel Tempo della Poesia di Roberto Mosi.

Recensione
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