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Alessia e Mirta
Ho
pensato spesso, leggendo questo libro, di trovarmi catapultata, per analogia, in
uno dei fortunati romanzi di Elena Ferrante: L’amica geniale. Vuoi per
contiguità geografica, essendo l’autore, e forse, la vita delle due
protagoniste, accadute in quelle terre. Varie sono le poesie che testimoniano
quei luoghi. Oppure per la doppia presenza nella scena e nella trama. Ma
evidentemente così non è, trattandosi per Alessia e Mirta di un affresco,
certamente, più contemporaneo, dove non si respira quell’ aria di miseria,
stagnante putrefazione, violenze familiari e soprusi sociali di cui apprendiamo
nel citato romanzo.
Qui, le due protagoniste, sebbene siano rappresentate con un
importante scarto di versi: più numerose quelle dedicate ad Alessia, snodano per
mano dell’autore le più svariate vicende, in una sequenza di poesie istantanee,
scattate all’indomani della sveglia mattutina, nelle stazioni, su un jet o lungo
le carreggiate di un’autostrada. Del loro destino, l’autore, esibisce molti
fiori all’occhiello, a volte tristi e malinconici, a volte ironici e
riconoscenti. Dove il filo sembra sempre essere quelle delle emozioni più
profonde dell’animo umano. Sensazioni senza le quali sembra non esistere vita, o
cibo genuino per essa. Semplicemente la ricerca di una più pacifica dimensione
da augurarci.
Per Alessia: sera di plenilunio d’estasi, sfogliando una
margherita rosa tutto può accadere ai blocchi di partenza… nel campo animato, in
arcobaleni, di bei sogni. Sfogliando la margherita dai petali dispari. E
ancora: Onda a lambirla di fianco / e di traverso di Alessia/la barca verde. Si
apre il cielo / stella notturna nel guidarla, /- Alessia nel jet si identifica con
una bianca scia che regala presenza e vita, in una dimensione di azzurrità.
Mirta sembra avere altri destini, una presenza più discreta e oserei dire,
figura essenziale del libro. È un’anima di luna che ti dice di non avere paura.
Mirta è l’amica che ti raggiunge nei momenti chiave della vita o della
scrittura, quando pensi a una canzone o recitando i versi di una poesia, colei o
colui che vorremmo avere sempre al nostro fianco, o di cui abbiamo vivido il
ricordo, forte e costante, nonostante tutto: Se sul farsi della tela / della
sera firmamento / infiorato da stelle margherite / ti penso succede ancora / di
fotocopiare la felicità/di quando dividemmo / l’innocenza di un gelato (pag. 37).
Così il tempo passato, sembra non scalfire la solida unione tra la
protagonista e l’io narrante; nel tempo si fanno largo i ricordi: Amicizia
fiore raro hai ancora / per me dall’oltrecielo ora che / non sei più carne ma solo
anima, / il tuo suicidio mi turba e il giorno / prima ridevi come una donna / ma eri
infelice.
Anche oggetti di uso comune, come un pacchetto, una cassetta,
restano segni tangibili di unione e comunione, testimonianze tra noi, la vita
reale e il mistero della morte, che scuote e annoda ogni vita.
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Recensione |
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