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Sgombro subito il campo dal sospetto che l'Autore della presente invenzione l'abbia elaborata per vendicarsi di non essere mai stato invitato a far parte d'una giuria di premi di poesia. Vi giuro che essa è frutto di un serio e approfondito studio mirato ad aiutare le infelicissime giurie dei premi di poesia offrendo loro uno strumento veramente scientifico di valutazione, che per la sua assoluta obiettività e automaticità sia in grado di liberare quelle oneste coscienze dalla grave responsabilità delle scelte (ammesso che siano tormentate dal dubbio). E noto quanto arduo sia il lavoro dei poveri giurati, costretti a scegliere fra le centinaia di validissimi parti poetici che a scatoloni gli zelanti organizzatori spediscono loro a casa per un verdetto. La fatica di leggere tutte quelle validissime poesie e tutti quei validissimi libri (e non parliamo delle noiosissime riunioni per discutere di lana caprina) è veramente sfibrante, e non bastano certo a lenirla i pranzi conviviali pagati generosamente dalle tasse di lettura, né i miserabili spiccioli dei gettoni di presenza, né quelli ricavati dalla vendita delle quasi obbligatorie antologie a spese dei partecipanti. Come scegliere infatti il buon vincitore? La prima selezione, si sa, è facile: i giurati che inclinano ad almeno un po' di oscurità ermetica butteranno nel cess...tino le poesie che dicono pane al pane e vino al vino; quelli invece che inclinano a dire pane al pane e vino al vino vi butteranno le poesie che inclinano all'ermetismo. E così una prima selezione è presto fatta. Ma dopo? Ebbene, quelli che amano provare il brivido sottile della poesia romanticamente ispirata getteranno nel cess...tino i freddi cesellatori di immagini; i patiti per il freddo cesello delle immagini vi butteranno le poesie romanticamente ispirate. E così avranno fatto un altro bel po' di pulizia. E poi? Poi c'è anche il criterio dell'amicizia e dell'inimicizia, e a poco serve l'anonimità sbandierata dagli organizzatori; infatti, anche volendo allontanare l'ignobile sospetto di... brogli elettorali, i baldi poeti si riconoscono subito dallo stile, e se non si dovessero riconoscere (sono tanti anche gli onesti se pur meno baldi poeti) ebbene, gli amici si possono facilmente individuare se hanno loro confidato ad esempio il primo verso d'una loro poesia. Se accade questo, ovviamente, il caso è chiuso e la fatica è ridotta al minimo. Ma mettiamo che tutti i giurati siano onesti e tutti i partecipanti degli emeriti sconosciuti: come fare a decidere per il migliore? A questo punto, ecco entrare in azione lo Scienziato con la sua nuovissima invenzione. Si tratta proprio di un metodo assolutamente scientifico che in quattro balletti, e senza la minima necessità di spremersi le meningi per soppesare il significato e il significante, la metafora e l'antimetafora, la poeticità e l'antipoeticità dei poeti rimasti in lizza, permette di arrivare automaticamente al giusto verdetto e con la coscienza a posto. Insomma, un test universale applicabile a qualsivoglia parto poetico, a qualsivoglia filosofia poetica, e a qualsivoglia essere umano che sappia leggere e scrivere, ermetico o ispirato, realista o fantasioso, fine cesellatore o grezzo estensore di ciò che "ditta dentro". Si basa infatti sul criterio universalissimo – perché accettato oggigiorno da tutta la comunità scientifica – della coerenza comunicativa, cioè della proprietà di linguaggio e della sapienza con cui si usa o abusa della metafora, in pratica insomma sulla conoscenza dell'italiano imparato alle elementari con la scrittura coatta di migliaia di "pensierini". Gli esseri umani si pascono di comunicazione; la comunicazione serve a travasare i propri pensieri più o meno strampalati (quelli dei poeti lo sono sempre un po') agli altri più comuni e ordinari mortali che non ci avevano pensato solo perché sono un po' meno strampalati. Va da sé che il travaso riesce solo se il buon poeta, seppur strampalato, padroneggia la propria lingua biforcuta; e quando il travaso è riuscito, vuoi dire che la comunicazione tra poeta e lettore è avvenuta grazie proprio all'uso corretto e non improprio della lingua; in caso contrario è da bocciare. Nello specchietto che segue vi confido in anteprima assoluta le istruzioni per l'uso di questo comodissimo metodo di valutazione, che certo riscuoterà la gratitudine degli onesti esaminatori di poesia risparmiando loro molta fatica. E da tenere sempre davanti agli occhi durante la lettura dei testi, ma al limite è applicabile anche senza la tediosa lettura del libro (ammesso che prima fosse fatta), forse neanche dell'intera poesia, poiché esso funziona egregiamente anche con la lettura di tre o quattro versi: Il primo premio dunque andrà alla poesia scritta con tale coerenza che non sia possibile togliere neanche una virgola senza distruggeme l'effetto. E non si pensi che sia esagerato dare il primo premio a colui che nella moltitudine ha dimostrato di possedere zero gradi di stupidità e tanta padronanza della lingua. Il secondo premio invece andrà alla poesia che soffrirà di un piccolo primo grado di stupidità, cioè quando non cambia nulla togliendo alla poesia una sola parola. Il terzo premio sarà dovuto a quella che soffrirà di due gradi di stupidità, cioè quando non cambia niente anche se si tolgono due parole. Il quarto premio a quella sofferente di almeno tre gradi di stupidità: quando non cambia nulla anche togliendo un intero verso. E così via fino all'ultimo premio, che andrà ahimè a quella poesia col massimo grado di stupidità, cioè quando non cambia nulla anche se si butta nel cestino l'intera poesia. Semplice, no? Signori Giurati, al lavoro con nuova e più facile lena! Provare per credere. |
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