Servizi
Contatti

Eventi


E il torto diventerà diritto

Mistero, l’impossibile soluzione, il cammino dello zoppo, la luce negli occhi bui del cieco. Tutto impossibile, senza fiato, senza sbocco, senza via d’uscita di sicurezza. E quando si è trovata la porta di questa uscita, un’altra porta si presenta davanti, ancora più massiccia e con la serratura ancora più complicata. Il fabbro è sparito e non resta che restare lì, davanti all’abisso della porta, come l’ultimo superstite dell’impossibile folla.

Ma un essere misterioso, al di sopra di tutto, offre la chiave dell’impossibile soluzione. Basta credere che questo essere c’è. E ci segue, ci insegue e ci guida, a volte perfino frantumandoci, poi raddrizzandoci e illuminandoci, inondandoci di dubbi e di paure, perfino affollandoci di incubi e di fantasmi.

Non è sempre facile accettare di avere al fianco questo essere. Perché troppo spesso lui ci frena i desideri, ce li annulla e ce li nega, oscurandoci gli entusiasmi, mettendo ogni tipo di ostacolo sulle vie che ci conducono alla felicità.

Ma le vie che ci conducono alla felicità non hanno sbocco.

Lo sbocco è solo presente per la felicità dell’insopportabile silenzio. Sì, a questa felicità noi non rinunciamo. I fantasmi che l’essere misterioso ci crea dentro ci portano il silenzio dell’imbarazzo, ci portano a lottare contro le cose storte, ci offrono le inquietudini.

Ma ciò che conta è avere dentro l’essere misterioso. Possederlo, significa conoscere la soluzione del nostro motivo di esistere. Con al fianco la presenza di questo mistero, noi viviamo la stagione – insostituibile – della conoscenza di noi stessi.

Eppure non sempre noi vogliamo che questa fortuna ci sfiori.

Forse perché questa fortuna è troppo facile riconoscerla. O forse è troppo difficile. Forse è troppo scomodo. Forse è troppo fastidioso. Il mistero corre impetuoso nella nostra natura umana. Senza nessuna superstizione, senza nessun fanatismo, senza nessuna fantasticheria.

Quel che è fatto è fatto.

La risposta a ogni dubbio e a ogni paura; la soluzione degli incidenti del nostro percorso di vita: questo è il mistero che racchiude l’essere che sta dentro di noi. Cosa vuole questo essere? Chi desidera possederlo? Chiunque di noi dice: “Si stava – si sta – bene anche senza di lui. Forse si stava – si sta – meglio. Senza alcun dubbio, avere questo essere dentro non ci si sente liberi di fare ciò che si vuole”.

Poi però arrivano le difficoltà. Arrivano gli odi, le vendette, i tormenti, gli incubi e le paure. Poi arriva l’inevitabile presenza dell’incertezza.

Allora ci si rivolge a lui, all’essere misterioso.

Ma solo per poco; solo per quel tempo – l’istante del caos – necessario per lottare contro l’incertezza, e dissolvere e allontanare gli odi, le vendette, i tormenti, gli incubi e le paure.

Ma la lotta continua e continuerà e si dissolverà e ritornerà.

Eppure, se c’è quest’essere misterioso dentro di noi, tutto si risolverà.

Ritorniamo adesso indietro, al tempo delle nostre difficoltà. Fuggire, nascondersi, evadere, restare muti, lontani, assenti.

Una volta superate tutte le difficoltà, noi reputiamo che non ci sia più motivo di avere come compagno l’essere misterioso. Adesso il caos è passato e noi ci sentiamo di nuovo liberi di fare tutti i nostri comodi.

Viva la libertà!

Ci stiamo avvicinando al nostro sentirci eterni. Ci stiamo avvicinando al miracolo della conoscenza di tutti i segreti dell’umanità. Via gli odi, le vendette, gli incubi, i tormenti, le paure e le incertezze. Noi, adesso, abbiamo la supponenza di conoscere il segreto dell’essere misterioso che sta dentro di noi.

Dentro ogni uomo.

Noi, adesso, sappiamo che dentro ogni uomo c’è la presenza di un essere che risolve ogni problema umano, ogni difficoltà, ogni fastidioso obbligo.

La presenza di un essere risolutore, pieno di fascino e di mistero.

Non è stato facile aver conquistato questa certezza. Per conquistarla abbiamo dovuto percorrere tutte le strade – larghe, strette, accidentate e infide – del nostro percorso umano.

Percorrere tutte le strade, conoscerne la povertà e la ricchezza; sentirne tutti gli echi delle infinite esperienze, dei mille sospiri, dei sonori sorrisi, delle urla e dei silenzi. Abbiamo dovuto riconoscere e accettare la certezza della nostra povertà di spirito, umiliandoci e inorgogliendoci, volendo spaccare tutto e conquistare ogni cosa, ogni emozione, ogni sentimento.

La certezza inconfondibile del nostro cammino umano.

Ebbene, il riconoscimento della nostra povertà di spirito ci ha portato a capire l’essere misterioso che sta dentro ogni uomo. A capirlo, e ad essere certi che lui sta sempre in attesa presso ogni uomo. Lui attende. Lui attende che il male che inonda il genere umano, sprigionandosi in tutte le latitudini e longitudini del globo terrestre, si decida finalmente a esaurirsi. Perché soltanto così, ogni uomo può avvicinarsi a lui – all’essere misterioso –, accettandolo, sopportandolo, capendone le finalità.

L’uomo, così, non lo allontanerà più. Lo spirito dell’uomo si è purificato, finalmente!

Finalmente, perché lo spirito si è scaricato di tutti i dubbi, i tormenti, le perplessità, gli odi, le rabbie, gli inganni, le debolezze, le depravazioni, i desideri smodati, gli incubi, le malversazioni, le paure e i fantasmi.

E’ una lunga, noiosa filastrocca; ma è la filastrocca che scandisce le tappe del percorso umano in terra.

L’uomo deve toccare il fondo del suo percorso terreno, cogliendone tutto il pantano, tutti i rifiuti, gli alibi, le brutture e le malvagità.

Per tanto che l’uomo sia stato virtuoso e pieno di generosità.

Non è facile uscire dal pantano: la nostra natura umana ci attrae verso la viscosità del fango e della melma. Inesorabilmente. Eppure, alla fine può essere facile: ce lo dice l’essere misterioso, spiegandoci dove ci porta il vivere . Noi viviamo per guardare sempre avanti e creare un unico uomo che possa contenere – in un’unica forma – tutte le caratteristiche possedute da tutti gli uomini di tutte le razze, colore delle pelli, menti, intelligenze, sensibilità, cuori.

Parole dell’essere misterioso dentro ogni uomo.

Arrivare a questo unico uomo, tentare di uscire dal pantano prima della nostra fine terrena. E’ allontanandoci dalla nostra natura umana, che noi possiamo restare sopra la viscosità del pantano e avvicinarci gli uni agli altri.

Non è facile.

La stravagante vanità che ci avvolge ha la corazza di un amianto indistruttibile. Noi abbiamo paura di non piacere più, di perdere il nostro fascino di dominio, di restare soli. Soli a lottare contro il sistema universale orchestrato da tutti i poteri.

Anche la nostra interiorità è foraggio per i denti del grande mostro dei poteri. Le nostre gambe restano paralizzate, i nostri polmoni rifiutano aria e sangue, non sappiamo più camminare da soli, non sappiamo più respirare. Immobilità e soffocamento: il mondo resta in silenzio, le bocche restano chiuse, le ombre vincono sulle luci.

Non è paura ma ombra che ci segue ovunque. Non è paura ma punta di diamante della nostra superbia. Noi reagiamo, ma la bufala dell’armonia dei poteri ci confonde e ci distrugge.

Cerchiamo di costruire un nostro esclusivo potere; un potere che crei l’armonia nel mondo: non ci è possibile! La nostra natura umana – la sola nostra natura umana – è insufficiente e indifesa. L’uomo è stato costruito per distruggere, ingannare, approfittare, nascondere. Nascondere ogni cosa, ogni istinto, ogni desiderio di potere, ogni falsità, sopruso, pietà.

L’uomo è il nemico della generosità. La maldicenza regna nel mondo, la maldicenza è il tarlo che rode ogni animo umano.

Sembrerebbe la descrizione della disfatta umana universale. Non è così!

E’ soltanto il caos degli echi delle parole e degli impulsi, dei sorrisi falsi e delle promesse mancate. E’ la lunga storia dei nascondimenti degli inganni, la storia infinita delle finzioni. Perché non dirlo? Perché tenercelo dentro? Il mondo corre all’infinito, eppure è sempre lì: fermo, attonito, immobile, pronto a divorare ogni cosa. Ancora una disfatta, ancora una catastrofe; l’urlo silenzioso dei nostri malanni.

Eppure ancora non è così!

L’uomo vince disfatte e catastrofi se sa accettare nel cuore la presenza dell’essere misterioso. Se ci riesce, l’uomo conoscerà la forza misteriosa che distrugge paure e poteri. L’uomo raggiungerà se stesso, adattandosi a ogni situazione, impulso, sentimento, emozione, sopruso, discriminazione, disuguaglianza, debolezza.

Non c’è ombra nel mondo; non c’è immobilità.

L’uomo lotta per realizzare se stesso, e sa.

Lui sa.

Lui sa che per realizzare se stesso, non deve escludere l’evidenza di avere dentro di sé la presenza di un essere misterioso e indefinito, che lo affianca per completare il suo ruolo decisivo di costruttore e di guida del mondo terreno.

* * *

Ma per entrare nella logica di una verità, occorre vivere fino in fondo la realtà di ogni esperienza umana. Capirne la perfetta immagine, la profonda comunicazione, il calore, l’avversità, il giudizio, la luce, l’impulso positivo e l’impulso negativo, la voce sonora, rauca, accusatrice, benefica, ristoratrice, vivificatrice, rassicurante, frizzante, gelante, piena di speranza, piena di sincerità, piena di avvenire.

La logica della verità ha bisogno di avere dentro una voce che è nel tempo ed è fuori dal tempo; una voce che segna il tempo ed è il tempo; ed è, nel contempo, gioia di vivere e accusa per come si vive. Una voce che indica il tempo di vivere, al di là di tutte le paure, di tutti gli errori, di tutte le colpe, gli egoismi, le invidie, gli odi, le falsità e le iniquità.

Una voce che è sempre esistita e non è mai stata ascoltata da nessuno. Neppure da chi ha cercato di trattenere nei suoi orecchi la sua inconfondibile eco, tentando in tutti i modi di ascoltarla e farla sua.

Ascoltare questa voce per non avere più paura.

Ma già, ascoltandola, se ne è perso il significato del suo esistere. Ascoltandola, si sono persi già per strada tutti i propositi per darci una svolta o un cammino o un richiamo o una promessa o un qualsiasi traguardo.

Ascoltandola, si è già perso – in modo controverso e assurdo – tutto il fascino che prorompe dal tono della sua quiete e dal coraggio della sua sincerità.

E’ una voce che sarà sempre sconosciuta al cuore umano.

Sempre sconosciuta, mai conosciuta, finché il cuore non si deciderà a riconoscere la sua funzione – inoppugnabile – di equilibratore assoluto di tutti gli impulsi, di tutti i desideri, di tutte le delusioni e illusioni e bellezze e debolezze e rivalse e speranze.

Il cuore umano deve decidere. Il cuore umano deve decidere a riconoscersi equilibratore assoluto di ogni parola urlata o appena sussurrata da bocche fameliche o oneste.

La voce del cuore umano.

La voce che non è dei Giusti, e non è dei Sapienti né dei Maestri né degli inni né dei salmi e né dei proverbi. Non è la voce di nessun grande o potente o giudice o guerriero. Non è la voce di nessun Grande Libro, di nessuna Chiesa, di nessuna Sinagoga, di nessuna Scrittura, di nessun Santo e di nessun Saggio.

E’, al contrario, la voce della Fede, del Dolore, del Dubbio, della Vergogna, dell’Umiltà e della Libertà.

Non è la voce del ricco e non è la voce del povero; non è la voce della vanità né la voce della miserabilità. Nessuna umiliazione, nessuna avversità, nessuna degenerazione: la voce del cuore supera il cosmo e arriva al più Alto di tutti gli astri, di tutti i saluti e di tutte le diaspore. Nell’allegria e nella disperazione, nel sospiro e nell’aiuto, nella dedizione e nella felicità.

La voce del cuore non conosce confini.

E’ la voce dell’ospitalità, dell’abbandono, della varietà, della coerenza. Non ci sono benedizioni né ansie né penitenze né travagli né mali né colpevolezze.

E’ l’infinita armonia dei suoni.

Tutto, in questa armonia di suoni, può essere discusso, mescolato, profetizzato, rappacificato, conquistato. La benevolenza, la prodigalità, il lungo soffio delle risa; l’offerta, la sicurezza, la sincerità, la furbizia, la meschinità, l’ingiuria, l’inganno, la maledizione, il rispetto, la santificazione, il soccorso, il tormento, la delusione. E’ l’armonia dei suoni dei sentimenti; è l’armonia dei suoni del cuore umano. La vita continua a urlare e a sussurrare; l’angoscia continua a non abbandonare la carne; e le lacrime scorrono dalle caverne degli occhi, e sono fonti di vortici e di polveri; sono fonti di tempeste e di follie.

Il mercato degli strilli, della pietà, dei saldi e dei canti. Il mercato delle ansietà, delle leggerezze, delle incertezze, delle finzioni e delle preziosità.

Il mercato della vita!

Dove ci sono ingiustizie, falsità, indovinelli e oscurità. L’Apocalisse, forse. La battaglia delle avidità, dei profumi delle colpe e delle maldicenze. La terra trema, la pioggia sferza le pelli nude, le cattedre non indottrinano e i tribunali non applicano la legge della carità.

Dov’è nascosta l’uguaglianza delle genti?

* * *

E’ un grande suono di parole, di note musicali, di sovrapposizioni di sentimenti e di emozioni. E’ il romanzo E il torto diventerà diritto di Shemuel Joseph Agnon, l’autore israeliano premio Nobel.

Tutto ciò che si è detto in questa recensione, è stato detto dalle parole dell’opera letteraria di S.J. Agnon, un’opera letteraria insolita e fuori dal tempo.

Di ogni tempo.

Fuori anche da ogni stile ordinario di parola scritta.

“Nella profonda terra ti getteranno, sarai annientato, ma il tuo fuoco non si spegnerà”. “Non guardare il tuo compagno nell’ora della sua umiliazione”. “Chi è lieto dei castighi che lo colpiscono, costui cerca redenzione al mondo”.

Vagabondaggi, oppressioni, persecuzioni. La morte, il silenzio, il giuramento, la sacralità.

Quel che è fatto è fatto.

La storia dell’uomo non ha fine. “Beato l’uomo che resiste alla sua prova”.

Menasceh Hajm, il personaggio chiave dell’opera dello scrittore israeliano, compie alla fine il suo estremo atto di carità. E Kreindel Ciarne, la moglie, nel tempo del novilunio versa lacrime di conforto sulle polveri del marito.
Recensione
Literary © 1997-2024 - Issn 1971-9175 - Libraria Padovana Editrice - P.I. IT02493400283 - Privacy - Cookie - Gerenza