Alessia
I numerosi testi che compongono la raccolta poetica
“Alessia”, recente fatica letteraria di Raffaele Piazza, si pongono come
tasselli di un viaggio interiore ed esteriore, irreale, fantastico e veritiero
allo stesso tempo. Il nome stesso della protagonista, non a caso assimilabile al
nome Alice, esplora vari luoghi e situazioni, ciascuno scandito da un titolo in
cui è ripetuto il nome del personaggio in modo quasi ossessivo, a fare da trait
d’union tra i vari momenti e luoghi che rappresentano quasi istantanee di un
percorso o minuscoli capitoli di un romanzo immaginario.
Alcuni hanno a che fare con la dimensione temporale ed
altri spaziale. Ad esempio, per la prima categoria troviamo “Alessia verso
Aprile”, “Alessia e i giorni”, “Alessia verso Pasqua”, mentre numerosi sono i
riferimenti sia a città che a luoghi (Alessia allo zoo, all’Università ecc.),
come anche a categorie più astratte quali i vestiti e l’amicizia:
“Pullover azzurro
cielo nei giochi
di Alessia con lo
specchio rosafuxia (…)”
(da “Alessia e i
vestiti”)
“ed è partito un
treno azzurro
per Ginevra
un’altra volta a
contenerle Alessia
rosa vestita
per entrare nello
spazio scenico
della vita(…)”
(da “Alessia e
amicizia”)
Come già in altri lavori dell’autore,in particolare la
terza raccolta “Sul bordo della rosa”, anche in questo caso possiamo ricorrere
alla definizione di poesia-diario, orientata nello specifico verso Alessia,
personaggio esterno che fa da lente ma anche da specchio e auto osservazione
dell’autore attraverso l’interazione con il personaggio stesso e il mondo
esterno, visto attraverso i suoi occhi ma anche immaginato e desiderato.
Il nome Alessia richiama, per lo meno a livello fonico, la
parola greca aletheia che significa verità, mentre l’immagine del diario torna
non a caso nei primi versi del testo “Alessia e il foglio bianco”:
“Per ricominciare
la vita a scriverla
con incerta grafia
sul foglio
bianco trovato nel
diario dell’
adolescenza.
Alessia, venti anni
contati come
semi.Tutto accade
nel tracciare
sillabe nel sogno
ad occhi aperti
(…)”
Per citare un passo della prefazione di Antonio Spagnuolo,
con questo lavoro di scavo interiore e “per la vasta tastiera che perdura e
sfida all’ombra di uno scandaglio complesso, e consapevole di spasmodiche
sfaccettature”, questa di Raffaele Piazza si conferma una voce originale, dotata
di un realismo non alieno alla riflessione quasi filosofica ma tuttavia mai
disgiunta dalla concretezza e dalla carnalità.
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