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Fogli di speranza

Se in Fogli di speranza recente raccolta di poesie di Annamaria Cielo, poetessa trentina particolarmente raffinata, determinata a lasciare il segno della sua ricerca poetica, la parola neve fa capolino tra i versi per ben sedici volte con leggiadria di fiocco, il motivo va ricercato proprio nell’essenza di questa parola, nella levità del suono, nella molteplicità di significanze. Neve, in questo contesto, può parere virgola, desiderio di sospensione, assenza di puntini, di punti di domanda, di esclamazione; può riempire il foglio bianco, pitturarlo con l’eleganza e il tatto di una mano abituata a carezze di cuore. Gioca a rimpiattino con la speranza la neve, sui fogli di questo libro accurato anche nella copertina blu cielo e, bianche sullo sfondo spiccano le parole in corsivo, evocanti la bella scrittura di un pennino guidato da mano ferma e sicura.

Colpisce infatti in questo libro lo scavo psicologico nei meandri dell’esistenza in costante evoluzione di pensiero, a tratti immerso nella quotidianità e nella vastità del tempo, a tratti in continua ricerca di un perché, di un respiro più profondo, di un’immersione cosmica che le fa pronunciare parole d’amore e di dolore come queste:

Per troppo amore scacciati dal mondo. | Chiusi in due stelle | opposte sulle rive | del fiume celeste,…

La poetessa riesce a stupire il lettore con parole che si sciolgono in bocca come neve, lasciando nel cuore l’incanto di un paesaggio interiore misterioso e affascinante dove l’io rincorre il sogno delle stagioni e la speranza, quale chiave magica, apre i chiavistelli del passato, del presente, del futuro per un equilibrio momentaneo sulla corda della felicità in una accettazione comunque del destino.

Lungo è il sentiero del sogno maestoso, e impervio, scivoloso, quando la neve diventa specchio di ghiaccio. Scrivere è il tempo della mia parola, dice la poetessa: una dichiarazione di necessità interiore che appare anche in altre liriche e che denota l’innamoramento immutabile verso quei “fogli di speranza” da tracciare a volte carezzevole in punta di matita, a volte invece con pennino graffiante. Sempre pronta a fiorire tra le righe la lacrima d’inchiostro.

Annamaria Cielo è e si sente poeta nel corpo e nell’anima, lo dichiara con fierezza: Per tutto ciò e così sono poeta, | cantante delle spighe e della neve. Accetta di esserlo in ogni sfumatura che la parola poeta può suggerire, vive la propria esistenza accogliendo i giorni del sole, della burrasca, i giorni della luna, cammina le stelle quando il terreno oscilla allo staffile del dolore, uncina all’anima l’attimo vissuto quale cicatrice, piange e ride i silenzi, la musica primordiale. Soprattutto non accetta nessun compromesso con la realtà se non quello della speranza, in una collocazione nuova di pensiero.

Già nei suoi precedenti lavori, sia in prosa che in poesia, questa autrice ci ha abituati all’essenzialità del proprio sentire, all’analisi concettuale, al volo ardito della mente in costante fermento, mai tralasciando però il battito prepotente del cuore.

Ha scelto d’inserire alcune poesie (sette) in francese, lingua da lei amata e studiata, quasi cammeo, da leggere in originale per coglierne il fascino e la musicalità: Soit mon chant | comme dans la voix | l’âme guérie || N’oublie pas ma voix, | car il y a la rêve | dans le noir | Il se dresse debout | dans les bandes tombées | Béni (Sia il mio canto | come nella voce | l’anima guarita || Non dimenticare la mia voce, | perché c’è il sogno | nel buio | Ritto | fra bende cadute | Benedetto)

Fogli di speranza, un libro pregevole, da leggere con occhi d’incanto, poesie come fiori da raccogliere e disporre con attenzione al davanzale delle stanze segrete dell’anima.

Recensione
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