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I graffi della lunaNel cuore di ogni donna c’è un segreto | un brivido leggero, un sogno strano,…Sono i primi versi della poesia “Ogni donna”, poesia che dà l’incipit al nuovo libro I graffi della luna della poetessa Roberta Degl’Innocenti, proseguo affascinante di quattro libri di narrativa e quattro di poesia. Un percorso di tutto rispetto che la colloca fra le autrici di rilievo, non solo fiorentine. Roberta con i suoi versi sa andare dritto al cuore per frugarlo nelle pieghe più nascoste cogliendone battiti di meraviglia, di magia, di raccoglimento, d’introspezione, intrecciati a un filo sottile di malinconia.
Paolo Ruffilli, nella sua splendida e acuta prefazione dice: “La felicità esecutiva de I graffi della luna si deve al fatto che la scrittura sceglie la partitura musicale e, in forma quasi sinfonica, le singole parti trovano collocazione e composizione corale in un continuo salire e scendere dell’intensità sonora, con un effetto incalzante di toccata e fuga che trascina il lettore lungo la corrente del grande fiume di vita di queste pagine.” PaoloRuffilli da critico attento e sensibile indica così la traccia, il percorso di tutta la raccolta che vuole essere appunto un’orchestrazione di parole abilmente eseguita in un rincorrersi di note sul rigo della vita alla velocità di una lacrima nascosta, di un folletto ubriaco di magie nel dischiudersi del fiore che ogni donna tiene prezioso nello svelarsi innocente, a volte sensuale nella cura dei giorni da donare all’uomo dei propri sogni. Roberta Degl’Innocenti è un viaggiatore attento che non si lascia sfuggire nulla di tutto ciò che la circonda, che ha capito i segnali, è un segugio alla perenne ricerca dell’amore inteso anche come sentimento universale e ha occhi grandi e cuore grande perché la vera poesia di questo ha bisogno. E di fantasia, capacità di traslare il vissuto, tensione emotiva e percezione del miracolo dell’esistenza, dell’avventura di un animo sognatore. Impossibile diluire i sogni. Di pelle accesa veglia un’ora viola, un fruscio umido, l’agguato della luna. Volo guerriero a sbigottire il cielo. Dice Roberta nella poesia “Desideri”. La silloge è divisa in sei movimenti con uno stacco delicatissimo dedicato a Fabrizio De André:Faber for ever. Si parte con “Turchina” in un “adagio” giostrato dalla lirica che dà il titolo al libro I graffi della luna si confondono, | sono farfalle adulte, la cantilena | dolce della neve, due labbra rosse…Un lungo brivido di pelle, sensualità sfiorante la magia, sfogliare di pagine al domani. In “Ragazzi e sogni” le sensazioni somigliano a un “vibrato” di violino nostalgico a cui fa da controcanto il tocco deciso del pianoforte per ritmare il tempo nello scandire degli attimi perduti e un provocante invito: Allora vieni, ci abita la sera, | la veste chiara scivola leggera, | sulla pelle dimora l’innocenza… “Il sogno della neve” è una comunione di strumenti che si chiamano fra loro in palpiti di stupore, quasi una favola narrata piano, e un Tredici dicembre, il giorno breve. Lucia che sogna il sogno della neve. Versi di suggestiva bellezza dedicati a una donna speciale: Lucia Iannucci Mazzoleni. Ogni poesia potrebbe essere citata per indicare il cammino che Roberta ha ideato per noi nel regalo della sua anima, ci limitiamo a delineare l’atmosfera invernale di questa parte con alcune preziosità: Ricama l’erba un gemito di brina… (Limpidissima la veste) La sera dell’inverno è ballerina, fa giravolte bianche e si confonde… (Con voce così limpida la sera) Il gioco della luce si fa breve, brivido lento, immobile il respiro. I tetti sono angeli irrequieti,… Memoria nostalgia). La musica riprende in un “andante” in “Rossomiele” La danza delle ore, il passo breve, le porte d’oro brillano il tramonto… per trascinarci in un “andante con brio” attraverso i “Viaggi indiscreti. È in questa parte che la memoria si denuda e prende coscienza dei momenti vissuti in diverse città, della continua ricerca dell’autrice di altre suggestioni, di quegli accordi musicali intensi che sempre le hanno fatto compagnia nel penetrare atmosfere altre, lontane dalla sua pur amatissima Firenze: C’è una città regina, sfacciata di purezza. Canto di porto, preghiera sulle dita. (Fiore luce del porto). Ma c’è un flauto nell’orchestra che non ha ancora fatto sentire la purezza del suo suono, ci accompagna in “La casa dai mattoni rossi”, parte finale di questa pregevole raccolta in un bisogno del ritorno all’infanzia, quando il fuoco del camino librava nell’aria le sue faville danzanti la passione e l’ardimento dei sogni. A volte, il camino poteva essere inventato nel gioco magico della fantasia ma non i sogni che crescevano prepotenti insieme alla bambina, alla donna, a Roberta che sa la poesia e ancora canta con fierezza: Dietro le imposte di favola parole, | forbice bruna su abiti di carta. Ho nelle tasche spiccioli di ore, un passo viola mi respira il tempo. Lentamente si chiude il libro “I graffi della luna”, la bacchetta è sospesa in aria come per magia nel silenzio degli strumenti. La musica però ha preso il volo, ci è entrata nell’anima. Il tempo di una nuova lacrima d’inchiostro. Trento, 28 gennaio 2012 |
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