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La stanza del colore provvisorio

Anna Maria Ercilli è una scrittrice che ha saputo seminare poesia, quasi brezza improvvisa di ristoro. La stanza del colore provvisorio è preziosità di parole che mai debordano dal rigo immaginario sul foglio bianco. Ogni lirica ha il suo scatto fotografico improvviso che si intuisce fonte di profonda emozione dettata dal saper decifrare l’attimo irripetibile, la sospensione precaria della goccia, sia essa lacrima o rugiada, la lama tagliente della luce quando sa pennellare l’ombra traditora. Liriche brevi, intense, pugnali d’interiorità condivisa quasi con noncuranza, aggettivazione misurata per dare più risalto alla parola, per lasciarle il mistero del dire, il messaggio d’amore che assume valore universale perché è l’amore in tutte le sue sfaccettature che muove il bisogno di scrivere di questa poeta: Se mi dici amore, ricordo | il giorno e la notte dove | mai sparivano le stelle…E ancora: Dentro rimane muto il grido | chiamarti con tutte le parole | oggi, sempre cercarti in ogni | movimento, un corpo sconosciuto.

Scrivo o meglio fingo | la vernice sull’asfalto | parla per me, batte | alla porta, fingo ancora | che tu apra.

La poesia di Anna Maria Ercilli non è poesia di facile lettura, non ti coglie di sorpresa nel canto, è poesia essenziale, poesia di sfumature, pur intuendo nell’autrice un costante lavoro di ricerca alla sorgente della parola, pur assaporandone la bellezza nella contemplazione del creato, particolare evidenziato dal tratteggio delicato dei versi. Emblematica la foto di copertina (scattata dall’autrice) che diviene, a mio parere, chiave sostanziale di lettura: gocce in equilibrio instabile sulla ragnatela appesa chissà dove, filtrata da luce fredda, vagante, inquietante nella consapevolezza dell’imminente evaporazione: un’umanità cieca in continua ricerca dell’effimero, tanti io imprigionati incapaci di cogliere l’entità della vita, dell’amore, della bellezza di uno sguardo spalancato sulla meraviglia.

Una poeta, Anna Maria, che sa fotografare la realtà e il sogno, quell’emozione racchiusa in ogni attimo quando l’anima è protesa come un fiore alla stilla che l’ha scelto come approdo ultimo di colore. È allora che nei versi risulta prepotente l’importanza del non detto, l’imput delle vibrazioni segrete, il bussare sicuro della poesia che si fa vagabondo capace di donare a chi apre l’uscio istanti di contemplazione, specchio magico di passi di terra, di cielo, forse unicamente sorso di gocce per un’analisi importante d’interiorità assetata.

Una poesia: Pagina del tempo, scelta fra le tante che avrebbero potuto essere citate per intero:

Lo strappo, la pagina staccata | muta, la parola rimasta sola | non sai il pensiero rivolto a te | immagini, il sogno dove sorridi | domani, appuntamento inutile | ripeti i segni del tempo, solare | meridiana ferma sul tramonto.

Trento, 21 maggio 2013

Recensione
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