N.O.F. 4 - centottantadue metri di follia
Testimone dell’Uomo
‘’Mi hanno regalato una
conchiglia’’: N.O.F. 4 non sa chi è ma sa che lui è strumento di quel dono, per
cui diventa lui stesso dono; conchiglia che contiene l’universo mare e la
freccia che può graffiare le superfici mute e renderle visibili, trasparenti,
sonore.
Gli altri, prigionieri,
murati dentro un tempo dai riti incatenati, hanno le ''mani inutili
intrecciate'' e i pensieri ''ragni su labbra tirate in un riso che non sa''. E
si arrendono, muri muti.
Ma
NOF 4 sa. E' signore
della Notte e della caverna come l'uomo della preistoria che ha stretto la selce
affilata con infiniti giorni di ferite: e perché ''gli altri'' ricordino,
incide la forma della preda e del predatore.
Come l'Esicasta
apparentemente sepolto nel deserto vive pienamente l'invivibile, exprime
l'inesprimibile senza profferire parola, perché il suo corpo ha superato le
prigioni esistenziali e gravitazionali terrestri. Le sue parole sono scritte
sull'ardesia docile del Silenzio.
Profeti. Testimoni
dell'Uomo, che possiedono ''la chiave del Sistema Astrale''. NOF 4 può dire
coscientemente, sacralmente, ''io ci sono'': ed è la vittoria sulla morte, il
rispetto di se stesso, delle ''sue mani di fulmine''. Egli è ''il poeta'' fra
le sbarre crocifisse d'Ospedale: lo sa e questa sapienza lo custodisce e lo
separa dalla estrema disperazione. Fino ad essere capace di ''Mese ricodia'' ed
''amare la notte chiara dov'è la foresta delle stelle''.
Amica cara, è una grazia
che tu ci doni con questo libro facendoci vivere con parole di alta partecipata
poesia il sacrificio e la speranza di NOF 4, nostro ''folle'' magnifico fratello.
E non solo a te va la lode per questo libro esemplare ma anche a Luciano che da
poeta della fotografia ha saputo trasmettere le immagini forti drammatiche delle
dolorose stanze di Volterra.
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