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Greve è la neve
Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove
compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i
suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata
in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive,
nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura.
Ha
pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di
racconti e un romanzo.
Greve è la neve presenta una prefazione di Giacomo Trinci acuta e
centrata intitolata La poesia e il non sapere di sapere, frase che
riporta alla memoria i rapporti tra detto e non detto che, nel campo
dell’esperienza della scrittura poetica, sono fondamentali nel divenire
il poiein di ogni autore un esercizio di conoscenza soprattutto tra i
poeti e le poetesse che raggiungono risultati alti come Edith, esiti
sottesi ad una fondante e sviluppata coscienza letteraria.
Inoltre, elemento saliente, di volume in volume, la poetessa rivela un
lato raro veramente positivo, quello di una originalità di argomenti
trattati in ogni singolo libro, mantenendo una forte coerenza nella
forma e nello stile.
Sia che si tratti di haiku, sia che venga affrontato il tema della
pandemia, sia che il libro sia un bestiario, sia che si tratti di
un’opera in memoria dell’amato Edith rivela una cifra inconfondibile
sempre antilirica ed anti elegiaca che sottende intelligenza vivissima e
una notevolissima e raffinata cultura.
Tra i fenomeni atmosferici la neve è uno dei più trattati da poeti e
scrittori e la stessa neve ha ispirato un film intitolato Il senso di Smilla per la neve. La neve evoca l’idea del freddo e della purezza nel
suo candore e nel caso di Greve è la neve, la materia nivea assume anche
la caratteristica della pesantezza anche se la scrittura dell’autrice
nella sua icasticità diviene sempre leggera e questo è innegabilmente un
pregio.
Come scrive l’autrice queste poesie derivano da pensieri nati dopo la
lettura del romanzo-analisi della psicoanalista lacaniana Céline Menghi,
intitolato Blu cobalto, Genesi 2020.
Greve è la neve non è scandito e tutte le poesie sono senza titolo e
anche per questi fattori potrebbe il testo essere considerato un
poemetto. Una matrice filosofica oltre che psicoanalitica pare connotare
questa scrittura che ha una natura anche sperimentale e a questo
proposito si deve affermare che ha volte i versi sono costituiti da una
sola parola.
Contrariamente alle altre raccolte di Edith questa ha un carattere che
sfiora l’alogico e questo non è un caso derivando le parole da un
inconscio controllato e la struttura dei versi e sempre anarchica e non
caso si rivela nei tessuti linguistici una intellettualistica
riflessione sulla parola nel suo ripiegarsi su sé stessa e le poesie
sono fatte di parole.
Le atmosfere evocate da questi versi sono vaghissime e il lettore si
emoziona nell’entrare nel flusso di coscienza dell’autrice e tutti i
componimenti fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza in un fluire
magmatico delle parole dette con immensa urgenza.
Da notare che non si registra un’effusione dell’io-poetante nel senso
che le poesie sono descrittive nel loro essere pervase da un alone di
magia.
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Recensione |
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