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Di fronte all’eternità a volte la poesia diviene il motivo principale di
una riflessione, che abbia del fantastico per spiegazioni, occasioni,
creatività, ove il sogno si mescoli alla vita confondendosi alla stregua di
un incubo, pronto ad incidere per figurazioni depurate e composte di verità,
per un processo quasi mistico che assomiglia a qualcosa di trascendentale
nella esperienza che stupisce uomo e scrittore, nel mentre la fugacità
auspica per se stessa una personale folgorazione.
Ogni componimento qui è una amalgama quasi forgiata nel rigore ascetico di
chi si confonde nel segreto del subconscio.
L’autrice cerca di svincolarsi da inutili moralismi o da banali tentativi di
indottrinamento , nella sua visione artistica si concilia con alcuni
traguardi di meditazione in una spiccata valenza sperimentale, che qui si
traduce in venature redatte per un lavoro piuttosto complesso dal punto di
vista tecnico e di fulmineità, ove le parti drammatiche e liriche sono
riconoscibili per quella esperienza considerata magma delle variazioni
compulsive.
Nello scavo psicologico che si intraprende la scrittura lascia intravedere
il rigore, per alcune doti non comuni di descrizione e ben permeate di una
strana passione, ricca di illusioni, convergente verso la preghiera, in un
viaggio dell’anima e del pensiero, spinoso e accidentato.
Pennellate incise nel verso, nella lievità dell’indagine, nella complicità
di un viaggio vellutato rivolto alla ricerca inesausta della figura di
Cristo.
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Recensione |
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