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Sandro Penna e la liberazione improvvisa

Poeta di un'Italia anonima, di una Italia di piazze assolate e di campagne a
sera nella velocità di treni e sensi, Sandro Penna da Perugia riassume in questi
brevi versi tutta la densità di un irrefrenabile dettato: il disinteresse della
storia, l'esistenza data per vagheggiamento, la luminosità antica di un verso
nella grazia degli elementi in cui è intagliato.
Cos'è allora che ce lo rende
caro, a noi vicino se non uno scivolare che quasi sembra non voler dire, solo
velocemente illuminare, passare la propria illuminata e insaziata sospensione
entro il rivelato amore che ogni volta lo riaccende? ("Era l'alba sugli umidi
colli. / E la luna danzava ancora assorta / colle lepri del sogno. La lattaia /
discendeva il suo colle. Ognuno amava / la propria casa come una scoperta").
Nella narrazione monotematica della sua passione per i ragazzi ecco allora
il tentativo di sciogliere il trasalire di un' esistenza, che comunque non muta,
entro quell'eterno scorrere del paesaggio e del tempo "dove non vive malinconia"
ma nel tenero inseguire dell'uomo la carnalità rispondente della terra.
L'abilità, nel timbro impressionista di strofe spesso brevi, nell'epifanica ed
epigrammatica circolarità delle suggestioni nella rima del suo endecasillabo, è
nel raccogliere nell'altezza musicale dell'aria quella "dolce persuasione di una
fitta/rete d'amore" che inquieta il mondo restituita nella sua pratica di
letizia ed angoscia ("La vita... è ricordarsi di un risveglio /
triste in un treno all'alba: aver veduto / fuori la luce incerta: aver
sentito/nel corpo rotto la malinconia / vergine e aspra dell’aria pungente. // Ma
ricordarsi la liberazione / improvvisa è più dolce: a me vicino / un marinaio
giovane: l’azzurro / e il bianco della sua divisa, e fuori / un mare tutto fresco di
colore").
Figlio appartato di una lirica distante dall'esperienza
ermetica a lui coeva, si rivela altresì lui, antimoderno – entro un sogno di
bellezza, di calda gente in caldo paese – nell'infinita possibilità di compiersi
tra innocenza e suggestioni del peccato, interprete audacissimo e classico
insieme nel riflesso di uno sguardo spinto, pur nel ritrarsi, fino a un Dio
che nell'uomo, nel suo mondo, contempla la forma.
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