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Prefazione a
Navicello Etrusco. Per il mare di Piombino
di Roberto Mosi

la Scheda del libro

Fabio Strinati

Poter introdurre l’opera di Roberto Mosi è per me motivo di gioia. L’autore è un intellettuale raffinato, elegante nella scrittura ed equilibrato nella scelta dei colori. In pochi versi riesce a dipingere quadri di vita catturandone le immagini come in una sequenza di scatti, rendendo facile al lettore ogni singolo dettaglio dello scenario che viene rappresentato.

Un poeta che conosce bene le arti del mestiere, capace di valorizzare ogni parola dandole il giusto peso e la giusta profondità, sia nel significato, che nel suo reale valore espressivo. Usare gli occhi attraverso uno slancio così preciso in grado di arrivare oltre i confini stessi dello sguardo, è frutto di una maturità e di un capillare studio condotto con arguzia all’interno della propria anima; l’occhio svaria sul passato ma è nel cuore che Mosi ripone il seme fertile della contemporaneità; il presente diventa un luogo di rottura, uno spazio dove poter intraprendere un viaggio alla ricerca della discontinuità col passato mettendo in evidenza i segni della storia che a tratti, sembrano essersi dissolti nel tempo mentre altri, sono come crepe nei muri o tagli ricuciti nell’aria. Interessante il modo in cui riesce ad amalgamare situazioni illustrando panorami all’interno di un profondo vissuto senza abbassare mai la qualità della sua poetica, condita di raffinatezza e melodiosità. Navicello Etrusco è un libro colto che poggia la sua fertile radice sul concetto del rinnovamento, intravisto attraverso il movimento delle onde marine capaci di trasportare pezzi di storia e miti da una sponda all’altra del Tirreno; le sirene, le luci dei fari, l’aria carica e gonfia di sale. Tutto questo ci fa capire quanto sia vivo in Mosi il desiderio di raccontare la storia della Toscana e il suo magnifico territorio.

I frequenti riferimenti a Populonia, vuoi per la sua posizione dominante o più semplicemente per essere stato uno dei maggiori punti di scambio via mare non solo per le materie prime ma anche per un’intensa ed incessante circolazione di uomini e di idee, fanno ben capire come il poeta viva forte il desiderio di una vita aperta al mondo e alla sua luce: penetrante, radiosa e gioconda. Una raccolta poetica intrisa di suoni e di odori che Mosi ha saputo mescolare alla perfezione dando vita e forma a un dipinto in poesia tratteggiato da una dimensione lunare e soffusa; anche un certo alone di mistero aleggia tra un verso e l’altro e per poter raggiungere questo sound poetico l’autore si serve del suo persistente istinto quasi come fosse un flusso ininterrotto, per potersi intrufolare con sapienza dentro l’immagine di una nave di passaggio, o nel frastuono di un cannone che permane nell’aria; le liriche hanno il tratto di una penna pesante perché pregna di storia ma allo stesso tempo, la poesia di Mosi è pervasa da una leggerezza che solamente nell’arte del volo è visibilmente riscontrabile.

Una penna in grado di solcare il foglio come lo sguardo di una donna innamorata fra le ombre della sera o come il viaggio di un Navicello Etrusco che si aggira fra le nuvole del cielo e le onde ritmiche di un mare mosso da alluvioni di speranze, e lampi di luce sul futuro di una terra viva destinata a vivere in eterno tra le fulgide bellezze e le ricchezze figlie del tempo.

Materiale
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