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Ipotesi d'amore, titolo suggestivo per l'ultima
antologia personale pubblicata da Raffaella Bettiol nel 2006, in
Elleffe, la prestigiosa collana di
poesia contemporanea edita dalla Marsilio e autorevolmente diretta da Cesare
Ruffato. Sono 42
liriche, che dell'autrice, veneziana di nascita, felicemente padovana a tutti
gli effetti, evocano le radici ideali, le fasi dell'esistenza_ la storia
personale, i luoghi e le stagioni come metamorfici ritratti dell'anima, in un
crescendo che si dilata oltre lo spazio e il tempo, avvalendosi di una sintassi
accorata. dai ritmi sospesi, piena di fascino.
La poesia per Raffaella Bettiol è un foglio bianco che le si ripropone ogni
volta come un provocante confronto, e un irrinunciabile conforto. Alla poesia
che la sollecita, ella domanda ragione del proprio esistere:
Parlami ancora. non sappiamo nulla
p. 31... e tu mio viandante conducimi a
Dio p. 65-9. Quindi ripete:
tu mio viandante
rispondimi ... la memoria è solo un simulacro e la verità svanisce altrove
p. 55.
Sono colloqui tra la memoria e il sogno: tosi
passa la vita e trascolora nell'ombra della notte.
Aggettivi, verbi, sostantivi disegnano sulla pagina, come pennellate liriche.
un arazzo poetico dalla cui trama, più o meno fitta, a volte sfugge un sospiro, un
lamento breve, la traccia lacerante di una sofferta "ingiustizia".
In gola il suono del mare: un'eco
lontana, un'urgenza che affiora dall'intimo e si allarga fino a coprire il
mondo: memoria remota di emozioni, di abbandoni felici, di dolori mai sopiti,
mai compiutamente assimilati. Ne risulta una metamorfosi sospesa, riproposta
ogni volta seguendo il filo d'oro e rosso dei ricordi e dei sogni, a
cui si annodano tempi e luoghi perduti.
TI mondo segreto che traspare nei versi di R. Bettiol si rivela infatti
paradossalmente elusivo, proteso in una palingenesi perenne,
sacrilega rispetto alla caducità del
quotidiano. La linfa vitale, forte e provocante di cui sono impastati i suoi
ricordi, i suoi sensi. le sue emozioni, è lievito che rimodella dal profondo,
continuamente. il suo stesso essere: è vita. Ed è una sfida al tempo, una sfida
alla giovinezza che ritorna; è il passato, i cui percorsi si traducono nel verso
poetico e ci riconducono ad una rinascita annunciata e salvata dal valore sacro
della parola. "... e tu non sai. non puoi
rispondere l' col sacrilego sortilegio delle parole'' (p.
40). Ti suo canto è
un sortilegio, appunto, scandito in sette movimenti dai titoli persuasivi:
Familiari e
Intimità. epifanie eloquenti e presagi
arcani del destino; il lungo Colloqui, che coinvolge personaggi ed
emozioni intense e si conclude accorato con
"L'innocen_a di Dio". Quindi
Eterno fernnminino, tema arcano, caro alla vocazione
lirica di Raffaella Bettiol; Umanità sgferta,
corrispondenza di antinomie fatali, lontane da ogni
stucchevole manicheismo; Luoghi e
infine Ancora,
che chiude il ciclo, riaprendolo quasi magicamente su di un
mondo nuovo, di cui la memoria e l'amore hanno protetto e custodito
l'intima essenza, a cui la poesia ha dato significato, colore, consistenza.
«Non c'è dubbio che un giorno troveremo
perfino il cubo dell'arcobaleno...
Ma ciò che mai si lascerà scoprire è l'arco eli un'ipotesi
d'amore». Così come in Emily Dickinson, anche in
Ipotesi d'amore l'obiettivo è una ricerca inesausta alla scoperta non tanto
di sé stessa, quanto di un universo intero: quello fragile e complesso che dia
senso e innocenza ai rapporti con sé e con gli altri, alle relazioni che
giustificano esistenza ed esperienze, attraverso un lungo viaggio tra le persone
care che Ìe hanno indicato il cammino, che hanno segnato i luoghi e i tempi,
ancora giovani, della sua vita. Che si fanno via via memoria, ragion d'essere,
presupposti e volontà di rinascita, riportati alla luce nei versi che si
protendono ardentemente, "ancora"
e sempre, verso ciò
"che mai si lascerà scoprire"...
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Recensione |
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