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L'autore di questo
breve ma intenso e originalissimo poemetto è nato a Firenze; laureato in
biologia, ha dedicato la sua vita. oltre che alla ricerca scientifica e all'insegnamento universitario, anche e soprattutto all'attività poetica; ha
scritto infatti vari poemi e saggi riguardanti l'uomo e i suoi problemi
esistenziali, come Pavana per una madre defunta (1990), Eretiche grida (1993),
Piangono ancora come bambini (1994), Il palazzo del Grande Tritacarne (1998) —
per citarne soltanto alcuni.
Questo che presentiamo
è un poemetto che descrive la faticosa ascesa del protagonista alla ricerca e alla
conoscenza del vero attraverso un cammino difficile e
pericoloso, evocante il viaggio ultraterreno di Dante, anche per la presenza
di Super-Gemma, la donna che, come Beatrice, guida il poeta nel tratto più
impervio e scosceso dell'erta montagna per condurlo alla Luce, ed esprime in
un'atmosfera surreale il desiderio dell'uomo di ascendere, di arrivare alla
verità, pur con sforzo, fatica e sacrificio; tutto il testo è pervaso da questa
aspirazione a raggiungere il bene, il sublime, sollevandosi al di sopra delle
catene umane del male che inchiodano uomo, dalla volontà di raggiungere le vette
della conoscenza totale, rendendo ancora una volta come non mai attuale e vera
l'immortale frase pronunciata nel poema dantesco da Ulisse «fatti non foste a
viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». L' uomo-protagonista di questo viaggio che porta alle
vette della conoscenza totale è spinto dall'esigenza di ricercare l'alto, il
puro, il benefico contro il male «che ancora trasuda dalle mura di fabbriche
ciminiere grattacieli», ma anche dal desiderio di cercare e trovare se stesso,
come un moderno Peer Gynt che si mette in cammino per terre e popolazioni spinto
dalla stessa ansia; e come il personaggio di Ibsen alla fine di tutte le sue
peripezie scopre che il vero se stesso è nell' amore di Solveig, la fanciulla
che lo ha sempre aspettato, così il protagonista di questa avventura
extra-terrestre invoca l'amore perché prevalga su tutti i comportamenti
negativi dell'uomo («seminando i geni dell'Amore ben oltre la fine prevista del
cosmo attuale»). Non c'è però abbandono sentimentale né facile lirismo in
questi versi che, all'inizio piuttosto leggeri e scorrevoli, si arricchiscono
gradualmente di espressioni sempre più ardite e "tecnologiche" ricavate dal
moderno linguaggio virtuale («ogni addetto alla digitalizzazione delle anime»),
smorzate e addolcite però qua e là da qualche immagine più umana e familiare
(«si amano i nonni brontoloni ma carichi di anni e di saggezza», «nel momento
dell'ultimo tremebondo sospiro». Una narrazione surreale, fantasiosa,
audacissima, in cui è adombrata un'umanità schiava della propria condizione
negativa, che sembra tuttavia concludersi con un accenno di speranza: nel bene,
nell'amore, nella vita eterna dell'anima.
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Recensione |
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