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Gli scienziati studiano i bimbi
che ricordano le loro vite
precedenti
Fonte: "La Stampa Web"
www.lastampa.it/redazione/default.asp
21 giugno 2006
Il Direttore della Clinica Psichiatrica
infantile
alla Virginia University:
"Moltissimi i casi accertati. Un fenomeno
presente solo tra i 2 e i 6 anni".
Se avete un figlio che improvvisamente inizia a parlare della sua vita
precedente, la persona da cui portarlo è Jim Tucker, direttore della
clinica psichiatrica infantile all'Università della Virginia nonché
autore del libro Life Before Life: A Scientific Investigation of
Children's Memories of Previous Lifes, ovvero il risultato di anni di
ricerche condotte sui bambini che affermano di ricordare vite vissute nel
recente passato. Come nasce il libro "Vita prima della vita"? "Dai casi che
sono stati studiati negli ultimi 45 anni di ricerche, qui all'Università della
Virginia, e che riguardano bambini che ricordano dettagli precisi di vite
precedenti, vissute nel passato, prima di nascere". Chi sono questi bambini?
"Provengono da ogni angolo del Pianeta e da ogni tipo di famiglie. Da quando
abbiamo inaugurato il nostro sito Internet abbiamo trovato 100 nuove famiglie
solo negli Stati Uniti. Il dottor Ian Stevenson, che inizò questa ricerca, ha
già pubblicato un libro sui casi europei ed ora io ho fatto lo stesso su
quelli americani". Stevenson ha studiato anche dei casi italiani? "Nel suo
libro si parla di Luigi Gioberti, nato a Venezia nel 1958: all'età di tre anni
iniziò a dire di sognare di essere un aviatore ed a 11 anni diceva di essere
un pilota britannico di nome John Graham, abbattuto su Montecassino
dall'artiglieria tedesca. Ma le ricerche fatte a Londra non hanno fino ad ora
confermato l'esistenza di un pilota con quel nome". Come svolgete la ricerca:
siete stati voi a trovare le famiglie o sono state loro a farsi avanti? "L'uno
e l'altro". Che cosa intende dire quando afferma che questi bambini "ricordano
una vita precedente"? "E' una situazione nella quale un bambino,
spontaneamente e in genere attorno all'età di 2-3 anni, inizia a parlare di
che cosa rammenta della famiglia precedente, come il luogo dove ha vissuto, i
nomi di conoscenti e le circostanze della morte". Come fate a sapere che un
bambino di 2 o 3 anni sta dicendo la verità? "Verifichiamo. In molti casi i
ricercatori sono andati di persona nei posti indicati dai bambini ad
incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando che avevano detto
la verità". I bambini sono consapevoli di parlare di vite precedenti o siete
voi ad affermarlo? "I bambini non usano l'espressione "vita precedente", ma
parlano con chiarezza di ciò che gli è avvenuto in passato". Può fare
l'esempio di un caso dove avete verificato che la memoria corrispondeva ad
eventi realmente avvenuti? "Certo. Un bambino turco diede molti dettagli alla
sua famiglia sulla città di Istanbul, che si trovava molto lontano da dove
abitava, aggiungendo i particolari di parenti avuti in passato con nomi armeni
assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava anche i nomi della moglie e
dei figli. In un'altra occasione una bambina indiana ha iniziato a parlare del
suo passato, quando aveva 3 anni, descrivendo la vita passata in una città di
200 mila persone e lontana 40 chilometri da dove è nata. Uno dei suoi zii
prese nota delle affermazioni della bambina e volle accertarsi se erano vere
prima ancora di contattarci. Ebbene, appurò che la bambina aveva detto con
precisione i nomi del figlio e del nipote, il fatto che lavorava con il
martello, che vicino alla casa c'era uno stagno". Perchè alcuni bambini
ricordano le vite passate ed altri non lo fanno? "E' una buona domanda. Si può
rispondere però tenendo presente che nel 70% dei casi i bambini ricordano
morti avvenute in circostanze non naturali, incidenti o episodi traumatici,
improvvisi". Che spiegazione dà a questo tipo di fenomeno? "Ci sono occasioni
in cui memoria ed emozioni sopravvivono e ciò porta a dire che la coscienza
non è un prodotto del cervello, ma piuttosto un'entità distinta, capace di
sopravvivere anche dopo la morte del corpo". Ciò significa spingersi fino a
giustificare la teoria della reincarnazione delle anime? "Preferisco non usare
il termine "reincarnazione" per la connotazione che ha assunto nel corso del
tempo. Meglio è affermare che esistono prove concrete sulla sopravvivenza
delle emozioni umane in presenza di alcune circostanze specifiche". Ma lei
personalmente crede nella reincarnazione? "Non sono un buddhista nè un
induista e non seguo altri credi simili. Passo il mio tempo a fare ricerca e
verificare l'esistenza di prove scientifiche, concrete. Sulla base di quanto
finora abbiamo trovato la reincarnazione non può essere esclusa del tutto". Vi
siete mai imbattuti in adulti che ricordano vite precedenti? "Può avvenire di
trovare casi di adulti che ricordano di aver parlato di vite precedenti quando
erano bambini, ma in genere questo tipo di memorie svaniscono passata l'età di
6 o 7 anni". Come reagiscono le persone che vengono a contatto con i vostri
studi? "In modo differente. Nel mondo della scienza, della medicina, prevale
ancora lo scetticismo, ma con il passare degli anni sta aumentando il numero
di chi considera le nostre ricerche con maggiore interesse, anche all'interno
nelle principali associazioni mediche degli Usa". {Testo Jim B. Tucker, psichiatra, è autore di
Life Before Life: A Scientific
Investigation of Children's Memories of Previous Lives: il saggio è una
sintesi di oltre 40 anni di ricerche sui bambini e i loro ricordi di
vite precedenti condotti all'università della Virginia, presso il dipartimento
dei "Personality Studies".
http://www.wie.org/bios/jim-tucker.asp
La teoria estrema.
Se Tucker è lo
scienziato, Ervin Laszlo è il filosofo: ha elaborato una nuova teoria
sulla reincarnazione nel saggio Science and the Akashic Field: An
Integral Theory of Everything (Inner Traditions, 2004). Sostiene l'
esistenza di un "campo di informazioni" (chiamato Akashic field o
Quantum field o, ancora, Zero-Point Field), nel quale si raccolgono le
esperienze degli esseri viventi: uomini e anche animali sarebbero in
grado di "consultare" le informazioni in questa sorta di banca dati
universale e, in particolare, i bambini prodigio avrebbero la capacità
di leggere ricordi remoti. (Maurizio Molinari)
Quanto dice "La Stampa" coincide con
quanto ho trovato (Ho decine di casi documentati) e non riguarda solo i bambini dai 2 ai 6 anni.
Allego alcuni approfondimenti sul pensiero in generale (cfr. pag.9).
Guido Sgaravatti, 2 luglio 2006.
A pag. 9 di Vedere la mente, lo schema
rappresentante la struttura del pensiero merita qualche approfondimento. Va
innanzitutto compresa la distinzione tra vritti (pensiero in atto
nell’istante della sua formazione) e samskara (pensiero archiviato e
dotato di propria autonomia in funzione della carica emotiva di cui è stato
dotato all’atto della formazione).
Alle tre parti in cui è schematizzato il pensiero
corrispondono strutture diverse della persona e la nostra cultura tende ad
occuparsi prevalentemente della zona verde (corpo fisico). I peso emotivo di un oggetto mentale è dato dalla zona
rossa. Ogni singolo samskara ha un suo peso emotivo e
poiché i samskara si aggregano in funzione di nome e forma (zona blu)
finiscono per determinare specifici campi di forza che possono influenzare il
soggetto.
Patanjali dice che le vritti possono essere
condizionanti o non condizionanti.
Se il soggetto scarica la zona rossa nella direzione
della Coscienza, simbolizzata nello schema come zona gialla, la sua attività
mentale acquista carattere non condizionante. L'atteggiamento mentale, in tal
caso, è quello religioso, di offerta del pensiero a Dio in assenza di
motivazioni particolari (atteggiamento contemplativo e non petitivo).
Il discorso è importante sul piano terapeutico in
generale e psichiatrico in particolare: escludendo i disturbi mentali
derivanti da cause di interesse neurologico (malattie vere e proprie) che
rappresentano la minoranza dei disturbi mentali, gli altri sono determinati da
pressioni di campo che originano da questa zona emotiva. La nostra cultura ha
chiaramente individuato l'io e il super-ego, che sono zone da cui possono
provenire interferenze in grado di turbare l'equilibrio del soggetto. L’io può
generare disturbi a causa della sua caratteristica di rimuovere la massa di
pensieri non graditi e pur sempre presenti nell'inconscio con la loro carica
emotiva. Il super-ego produce una pressione di campo derivata dal collettivo,
autoritaria ed introiettata, che pure può alterare l'equilibrio del soggetto
con imposizioni non accettabili.
A queste cause di disturbo va aggiunta la pressione di
campo diretta, proveniente dalla leadership delle persone che attorniano il
soggetto, da cui la massima della scuola di Palo Alto: "Dove c'è uno
schizofrenico, cerca lo schizofrenogenico". Nella nostra cultura, la zona più importante, quella
della volontà autonoma correttamente orientata, rimane ignorata oppure confusa
con la volontà dell’io.
La struttura dell'universo si presenta con una
caratteristica apparentemente contraddittoria: l'universo è un'unità
all'interno della quale vi sono individui che appaiono autonomi. Ciò genera
dualismo ed il dualismo è negazione dell'unità. La conciliazione della
contraddizione avviene con l'inserimento all'interno di ogni soggetto di un
programma di sviluppo che ogni individuo sarebbe tenuto a secondare ma che può
venire alterato sia dai capricci dell’io, sia dall'arbitrarietà del
collettivo. L'interferenza che proviene dall'una o dall'altra di queste
direzioni è in grado di generare un disturbo in quanto mette in conflitto il
soggetto con il totale in cui si trova immerso.
Patanjali aveva chiaramente individuato l'importanza di
un collegamento del soggetto con la propria Ishta Devata, che
letteralmente in sanscrito starebbe a significare la deità personale e che
modernamente potremmo tradurre come: il nostro computer di bordo. Si tratta di quel livello in grado di dare ad ogni
individuo le indicazioni a lui più confacenti per un armonico sviluppo. Quando
nella preghiera cristiana nel Padre Nostro viene recitata la frase: "Sia
fatta la Tua volontà" si ha un preciso riferimento a questo fondamentale
principio di armonizzazione col Totale che la nostra psicologia stranamente
ignora.
Utilizzandolo nella tecnica del ritorno si ottengono
risultati positivi in tempi brevissimi. Un aspetto molto interessante che
emerge è dato dal fatto che il soggetto che pratica il ritorno ha una precisa
percezione cenestetica della collocazione sul proprio corpo della carica
emotiva che è stata recepita come trauma in un tempo passato. Questo indica la
sua non avvertita presenza nel tempo. E’ possibile con il ritorno percepire iI
samskara disturbante come un oggetto che può essere allontanato dal
proprio corpo in modo da non creare ulteriori disturbi. Ovviamente qualora
tale operazione non venisse effettuata, e normalmente, ignorando il problema,
non la si effettua, la carica disturbante potrebbe divenire il nucleo di
condensazione di una malattia psicosomatica. Anche qualora non si arrivasse a
questo estremo la carica disturbante non può che essere una costante fonte di
disagio, con caratteristiche di tipo ipnotico, se non vi si pone rimedio. Si
tratta in effetti di una somatizzazione.
Queste poche righe sono per me semplici e chiarissime ma
capisco che possano sembrare oscure ad alcuni lettori perché i concetti
esposti escono dai parametri culturali normalmente accettati e diffusi per cui
può essere utile riesporre il tutto con parole diverse formulando i concetti
in modo più sintetico. Una bonifica della società in cui viviamo può partire
dalla comprensione e applicazione di questi concetti che possono avere
particolare rilievo nella pratica medica.
Il pensiero è un oggetto mentale prodotto dalla Coscienza.
La Coscienza è una fonte energetica unica, comune a tutti gli esseri
per quanto percepita come soggettiva dall’insieme dei pensieri nei quali il
soggetto erroneamente si identifica (io - secondo la definizione di Jung).
L’Istha Devata (Deità personale–Spirito Guida) è un prezioso livello
intermedio in grado di collegare il piccolo io soggettivo alla Coscienza
unica. Funge da computer di bordo per la mente soggettiva e risulta essenziale
per armonizzare l’io col Totale. Mentre la psicologia del profondo occidentale
ha indagato sull’io e sul super-ego questo livello appare assolutamente
trascurato e ignorato.
La zona segnata in verde nello schema corrisponde all’aggancio al soma
del singolo pensiero. Tale precisa collocazione all’interno del corpo risulta
di estrema importanza medica data la premessa che un pensiero è un oggetto
mentale.
La malattia può essere vista come una alterazione, che si manifesta in
un punto del soma, quello dell’aggancio, dovuta ad una stonatura rispetto
all’armonia col Totale ed ha lo scopo di imporre l’armonizzazione.
La zona segnata in rosso corrisponde alla carica energetica relativa al
singolo pensiero. Se stonata rispetto all’armonia col Totale può produrre un
disturbo che si manifesta sul punto di aggancio al soma.
La zona segnata in blu corrisponde al nome e alla forma che prende il
singolo pensiero e tale struttura è quella che permette la formazione di
catene associative e articolati nuclei di pensiero, armonizzati o
disarmonizzati col Totale.
La registrazione del pensiero avviene in memorie diverse ma la nostra
cultura ignora che la registrazione più importante della totalità dei dati è
quella che avviene nello spazio-tempo. A questa registrazione si può accedere
con la tecnica del ritorno che permette l’esplorazione del tracciato del tempo
ed il rilevamento di eventuali traumi subiti, lesivi dell’equilibrio del
soggetto.
Il tracciato del tempo è la scia di ricordi che ogni soggetto lascia
dietro di sé a causa del suo veloce spostamento nello spazio dovuto ai moti
planetari. Poiché la Coscienza è indipendente dalle coordinate
temporo-spaziali il ricordo rintracciato, pur riguardando un avvenimento
avvenuto nel passato, può essere vissuto come presente. La possibilità di
questo "ritorno" è nota e documentata fino dal 500 avanti Cristo.
La percezione della somatizzazione avviene con estrema nitidezza in chi
effettua il ritorno. La somatizzazione viene avvertita localizzata in una zona
del corpo come "oggetto" che può venire elaborato, spostato, eliminato.
L’eliminazione della somatizzazione porta immediato sollievo,
comprensione e salute al soggetto. L’effetto può essere ottenuto anche da
altri.
Un individuo
realizzato, che abbia cioè raggiunto la consapevolezza della Coscienza
personale, acuisce le proprie capacità percettive e può con "l’imposizione
delle mani" togliere la somatizzazione ad un soggetto alterato, con un effetto
che, nella nostra cultura, apparirebbe miracoloso. Anche questo meccanismo è
noto da millenni e più o meno consciamente utilizzato dai buoni medici anche
da noi.
Il massaggio basa su questi principii il proprio effetto terapeutico,
anche se praticato da soggetti non pienamente realizzati, con effetti,
pertanto, più limitati.
L’approccio olistico al malato viene sempre più auspicato mentre la
medicina tende a divenire sempre più specializzata e meccanicistica. Un
accorgimento prezioso in grado di alleggerire notevolmente anche la spesa
sanitaria potrebbe essere quello far individuare subito, come prima cosa, ad
ogni persona sofferente la propria Ishta Devata, per ottenere
attraverso questo livello anche la comprensione dei "vantaggi secondari" che
la malattia offre al paziente stesso. Per quanto il termine sanscrito di
Ishta Devata appaia nebuloso e strano nella nostra cultura si tratta di
un livello strutturale, presente in ogni individuo, facilmente raggiungibile
ed utilizzabile. La tecnica suggerita permetterebbe una prima rapida
scrematura dei casi di "malattia".
Guido Sgaravatti | |
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