Le tematiche dominanti la silloge di Maurizio Zanon sono sostanzialmente due:
la costante denuncia, lirica dopo lirica, di una società moderna dominata dalla
violenza e dall'intolleranza ("Ci accompagna insanguinata violenza | lungo il
cammino che porta all'anima dell'essere | alla cultura ghetizzante delle
differenze") e il conseguente trionfo della solitudine e dell'abbandono,
prodotti dalla assoluta incapacità di comunicare dell'uomo proteso verso il
terzo millennio.
Nella città, "Angosciata e insanguinata" (il ricorso "nerudiano" alle strade
insanguinate viene proposto dall'autore con insistenza) quotidianamente "Si
destreggia la civiltà dell'egoismo | frenetica e crudele" e si consuma il dramma
di miagliaia di emarginati: "A sera, per le vie della periferia | solitudini
s'aggirano in bella mostra | pronte a vendere a basso prezzo | quel corpo
infreddolito...", "Lucciola delle notti | che il corpo tuo baratti | per quattro
banconote | hai occhi tristi e scavati | desiderosi tuttavia d'autentico amore".
"L'angelo, credimi, è per le strade. | è l'emarginato, il solo | o l'ultimo
che con dignità | mai piange se stesso". Una solitudine spezzata, a volte (per
qualche istante) da un gesto all'apparenza banale quale il recarsi "sulla soglia
di casa" al suono del campanello, come si evince dalla lettura della riuscita
lirica "(il postino)".
Un profondo pessimismo domina l'intera silloge, e l'autore, verificata
l'impossibilità di ogni tipo di fuga ("In un ambiente crudele | perché arrogante
ed opprimente | muto allora sono a me stesso: | un paio d'ali serve poco a
fuggire | ... incatenato sono!") si rifugia ora nell'utopia ("Dio sa come vorrei
(albe più dolci | in verni più miti | a dirci che il sangue non va crudelmente
sprecato") ora quasi nella preghiera: "occhi di fanciullo indichino la via |
nella solidarietà l'integrarsi | e così sia!", in attesa del definitivo i
ritorno alla terra | ai suoi odori | alle sue sostanze | a tutto ciò che la
rende poi viva".
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