Il Portale
Più volte negli anni ci siamo accostati dalle pagine di
questa rivista all’universo poetico di Laura Pierdicchi, autrice caratterizzata
da una notevole capacità evocativa e da un costante e talvolta precario
equilibrio tra dolore e speranza.
Il percorso della poetessa veneziana giunge ora a un punto di
passaggio (Il Portale), metaforico varco (montaliano?) oltre il quale “Inizia
un altrove che trama un tessuto leggero e spunta un respiro più lento in occhi
aperti al nuovo mistero in attesa che il portale riporti una luce intravvista
lontano”.
La Pierdicchi si lascia alle spalle I fotogrammi del passato,
animata dalla speranza che oltre Il Portale vi sia la persona tanto amata
e purtroppo perduta: “Il velo che ci divide / ti ha lasciato passare / e mi
chiami / con segnali concreti” (Nessuno sa), certa di come la nostra
esistenza sfugga al concetto di casualità per inserirsi in un disegno preciso: “Nella
scelta delle tessere / del nostro mosaico / tutto si svolge / per formare i
gradini / della nostra scala evolutiva” (Nell’arco del tempo) e
ancora “Nella sconosciuta Realtà / il futuro incerto è prezioso / solo perché
destinati / a riunirci al Tutto.” (Nella sconosciuta Realtà).
Il Portale, con il suo carico di speranza, trasmette serenità
e disseta l’anima della poetessa: “Ho creato un’oasi / che rimpiazza l’arsura”
(Ora non ho bisogno). Nella lirica La visione del nostro concreto la
Pierdicchi scrive: “Nessuno / è stato creato / in un certo momento - / tutto
esiste da sempre / senza tempo / in un eterno presente.” richiamandosi forse
alle Confessioni (libro XI), quando Sant’Agostino sostiene di aver
compreso che “non esistono né futuro né passato” e che “i tempi sono
tre: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.
Queste tre forme del tempo si trovano in qualche modo nell’anima e non le vedo
altrove: il presente è l’intuizione, il presente del futuro è l’attesa”.
Tuttavia è una creatura umana, Laura Pierdicchi, fragile e conscia di tale
fragilità sicché non nasconde paure e dubbi e di fronte alle percezioni
provenienti da una dimensione altra non esclude la possibilità che possa
trattarsi di mere suggestioni: “Io tra di loro / sono l’unica vera presenza /
in questa camera / dove la solitudine danza / tra realtà e illusione.” (Guardo
il soffitto).
La risposta verrà solamente nel momento in cui oltrepasseremo il
varco “quando attoniti vagheremo / tra l’abbaglio e l’oscuro / con il pesante
fardello / di una vita da espiare.” (Fulmini squarciano il cielo) ma
la poetessa avverte la necessità di un percorso preparatorio che le consenta di
liberarsi almeno in parte delle pesantezze quotidiane: “Imparando la
leggerezza / il livore si dissipa / e ciò che veramente esiste / oltre il peso
della carne / diventa una risposta concreta.” (La saggezza produce semi).
Poesia dunque di morte e di rinascita come attesta la lirica Un
alito di vento: “ Nell’intrigo di vene / le nuove radici / si stendono
piano – impercettibili / prolificano / e si proiettano sicure / verso uno
spiraglio d luce.” (Un alito di vento).
Ancora una volta il verso della poetessa accende la speranza senza
nascondere le difficoltà del cammino: “ Il sentiero porta di sicuro / dove
inizia la luce / il sentiero è tortuoso - / ad ogni curva / tutto può cambiare /
niente è indolore / e per ogni segno una traccia.”. (Il sentiero porta di
sicuro) mentre “indifesi ci offriamo / a ciò che rappresenta / il nulla /
o il Tutto.” (Viene il giorno in cui bussa) con la consapevolezza che
“Tutto si disperde nel nulla / da dove è iniziato / e dove andrà a finire”
(Il passato è un luogo incantato) poiché la materia è “energia che si
rinnova / ad ogni principio / per ritornare alla fine / nel piano a noi
invisibile.” (la materia nasce dal fiato).
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