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Alessia
Essere e divenire. Realtà e sogno. Il viaggio del tempo fuori dalle tempo.
Luoghi reali resi ideali. E Alessia. Bella. Vestita di pesco, vestita di rosso,
vestita, soprattutto di vita. Di una vita che sfiora con le sue paure e
incertezze, che man mano diventano le certezze di ogni domani. Con il bisogno di
fare “attenzione” alle cose cui presta attenzione ma che il dubbio le impone di
farselo dire.
Chi è Alessia? Esiste Alessia? Dov’è Alessia? È perennemente in viaggio o forse
è semplicemente un viaggio lei stessa. L’emanarsi di un amniotico bisogno, il
contrapporsi di un’esistenza duale. Il tempo e i luoghi cambiano, la vita
scorre, ma tutto rimane incasellato. Le immagini si ripetono, le sensazioni si
ripropongono, l’amore traccia i confini di ciò che è bene e ciò che non lo è.
Alessia è un sogno, una necessità ineluttabile. Un orizzonte colorato dove
riposano le frenesie.
Piazza, a volte, sembra un Gozzano confuso e spaesato dal turbinio dei tempi
moderni, in cui la purezza delle cose vere viene contaminata dalla loro utilità
o valore. Infatti, nei suoi versi, la capacità figurativa, il delinearsi delle
situazioni è così intenso da essere completo in sé senza bisogno di dare
interpretazioni o dedurre implicazioni.
Alessia è un meraviglioso disegno a pastello, che si riesce a cogliere nella sua
interezza, quasi con una conoscenza lunare più che solare. L’amore, il velato
erotismo sono tratti identificativi della quotidianità. Indispensabili colori di
una realtà che altrimenti sarebbe vittima del tempo e dello spazio.
Leggendo Alessia, mi sono chiesto se anch’io avessi o avessi avuto un’Alessia
nella mia vita. Ho chiuso gli occhi e ho capito che ognuno di noi ne ha una.
Sempre e comunque.
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Recensione |
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