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Quel che resta del tempo

Daniela Quieti, scrittrice e giornalista, è nata e vive a Pescara. Si è laureata in lingue e letterature straniere  specializzandosi presso l’Istituto italo – africano. Dirige una collana editoriale, collabora con giornali e riviste, fa parte di giurie di prestigiosi concorsi letterari e ha pubblicato molte raccolte di poesie.

Per il suo impegno letterario e sociale le è stato conferito il Premio Internazionale Donna dell’anno 2011 per la cultura dall’Università per la Pace della Svizzera Italiana.

Già da tutto questo, quindi, possiamo immaginare che tipo di donna sia… Le ho chiesto di descriversi e lei mi ha risposto così:

“Spero di essere quella che appaio, cioè una persona coerente e contraddittoria insieme, razionale e sentimentale, capace di slanci e di solitudini. In poche parole, una donna come tante, pervasa dalla quotidianità della propria esistenza, ma anche dall’anelito a un senso di universalità e di partecipazione ai problemi del mondo.”

Ma parliamo ora di Ciò che resta del tempo: una raccolta di storie speciali. Piccole vicende che nascondono qualcosa di grande sulla scia della memoria, del tempo che scorre. Storie sedimentate, decantate dalla polvere degli anni che offusca, ma non copre mai del tutto.

Il tema è quello della memoria, ma anche dell’identità di una popolazione, quella abruzzese abituata, come tante altre popolazioni, agli stenti, al sudore, alle rinunce ma anche alla solidarietà, alle gioie, ai successi.

Daniela Quieti sembra volerci dire che niente deve andare perduto della sapienza del passato, delle tradizioni, del folklore, della cultura e della religiosità tutta contadina che ha caratterizzato e che, per fortuna, ancora caratterizza molte di quelle zone.

Pagine pervase da un profondo senso religioso della vita dunque, con un presente che affonda le sue radici nel passato, senza il quale sarebbe impossibile muovere verso il futuro. Ricostruzioni storiche che sconfinano nella leggenda e che hanno il pregio di metterci in contatto con la nostra identità personale e culturale, beni preziosi da salvaguardare ad ogni costo.

Belli i ritmi lenti che sospingono a riflettere… la vita in fondo non è altro che il misterioso percorso del cuore. Sicuramente un animo sensibile quello della scrittrice che emerge nonostante lo stile asciutto e la totale mancanza di orpelli letterari.

Racconti di atmosfere e sentimenti sul filo della memoria che nasconde tesori nascosti quasi per magia e che diventa un simbolo perchè, come ha detto qualcuno, “il passato è solo prologo”.

 

Recensione
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